Paola Testori Coggi della Direzione Generale Salute e Consumatori ha chiesto alle autorità nazionali (in occasione dell’ultimo Management Board di EFSA del 27 luglio a Parma) di “portare pazienza” sull’attesissimo parere circa il Bisfenolo A (BPA) e di non proseguire con provvedimenti in ordine sparso.
Il BPA è sostanza tossicologicamente sotto inchiesta da qualche anno, per i pesanti effetti sul sistema ormonale, sottostimati in base alle tradizionali valutazioni tossicologiche.
L’opinione di EFSA in realtà è attesa per maggio 2014: un tempo che può sembrare lunghissimo ad alcuni Stati, come la Francia, che da tempo sembrano essersi fatti una idea molto precisa dei rischi del BPA. Con documenti pubblici, presenti sul sito dell’ANSES, e che sembrano chiedere ad EFSA un parere immediato e rapido.
EFSA divulgherà una prima parte del proprio parere- relativa all’esposizione nell’uomo- per la Consultazione Pubblica a luglio-settembre 2013, ma per la parte “pesante” del dossier, ancora poco si sa. EFSA ha dichiarato di essere in attesa di un importante studio in uscita negli USA, sul quale sono state caricate diverse aspettative. E al contempo, tramite un proprio panelist, EFSA ha dichiarato tutte le proprie difficoltà.
“Mode scientifiche “ e dilazione del Risk assessment
Divenuta una sostanza “di moda”, il bisfenolo ha finito per attrarre l’attenzione dei ricercatori. La frequenza di pubblicazione sarebbe di 20-30 nuovi studi ogni mese. Se questo serve ovviamente a fare luce sul destino tossicologico del BPA, pone anche seri problemi di “valutazione” e meta-analisi. Tanti (troppi?) sono gli studi pubblicati, con il rischio di intasare EFSA che li sta pesando nel loro insieme. E la “robustness” scientifica viene a un prezzo: la lentezza.
Stati membri
Ma la lentezza implicita di una valutazione scientifica del più alto livello può essere superata, se si ha un mandato politico chiaro (risk management quindi). E dei cittadini alle spalle da proteggere. E’ quello che hanno pensato le diverse autorità nazionali di alcuni paesi chiave nel cuore del fortino “Europa”. La Francia infatti ha proseguito in autonomia da EFSA, prima con un messaggio alle donne incinta e che allattano dei danni del BPA (notificato alla CE e attivo ad ottobre 2013); poi con una messa al bando della sostanza dal 2015. La Danimarca da parte sua ha messo al bando il BPA nei materiali di contatto alimentare destinati ai bambini. E dato la polvere ad un nuovo programma per limitarne l’esposizione. Anche il Belgio si è mosso. Da gennaio 2013 è vietato usare bisfenolo nelle stoviglie destinate a bambini dagli 0 ai 3 anni. Ovviamente questi bandi hanno ripercussioni per le esportazioni: non a caso vengono monitorate attentamente ad esempio da paesi che possono avere interessi commerciali. La Svezia ha seguito una strada molto simile a quella del Belgio (ma meno restrittiva: solo la superficie interna delle stoviglie per bambini fino a 3 anni dovrà essere “BPA free”). Il bando scatta da luglio 2013.
Ma le azioni “individuali” sul BPA non sono le uniche. Recentemente 4 tra le principali Agenzie per la sicurezza alimentare nazionali hanno chiesto una azione veloce da parte di EFSA sull’acrilammide. Questa sostanza, scoperta nelle sue proprietà tossicologiche nel 2001, è presente in tanti alimenti di uso quotidiano e percepiti come “sicuri”: dai biscotti al pane tostato, dal caffè alle patatine. Insomma, ANses, BfR tedesco, la DTU danese e la Swedish National Food Administration hanno chiesto una valutazione. In risposta, EFSA ha affermato di non poter essere pronta prima del 2015, mentre ha chiesto per ricevere dati (call for data). Nel recente Advisory Forum di EFSA, diversi rappresentanti degli Stati membri avrebbero criticato l’Authority europea: la Commissione a suo tempo aveva chiesto un parere entro settembre 2013. Nel 2011 uno studio americano (Us Toxicological Program NTP) ha confermato nei topi e ratti la cancerogenicità dell’acrilammide, la cui presenza- in base ai più recenti dati EFSA sull’esposizione della popolazione europea- è rimasta stabile dal 2007 al 2010.
Le sfide
EFSA dovrà riuscire a comunicare ai cittadini e ai gestori del rischio europei il proprio valore aggiunto in termini di prevenzione dei rischi. E se è in grado di fare la differenza rispetto ad una governance disgiunta dei singoli Stati membri. Se ad oggi un 80% dei pareri di EFSA sono in risposta a nuove sostanze o prodotti da immettere sul mercato, sul restante 20% si incentrano “attese” necessariamente pesanti. Anche perché ad oggi i cittadini europei stanno di fatto foraggiando con le proprie tasse la valutazione del rischio di industrie e privati. E’ infatti scomparso dal dibattito interno a EFSA il tema delle “tasse di scopo” (fees) per l’industria, nonostante avesse attirato negli ultimi anni un certo interesse. Tra i motivi addotti: la volontà di non creare la percezione di una Authority indipendente “pagata” dai portatori di interesse. Tuttavia, il problema non è stato risolto, visto che la maggior parte delle richieste di intervento di EFSA viene per la cd “marketing approval”. E lo squilibrio tra richieste (comunque avvengono) dell’industria da un lato e dall’altro la mancanza di meccanismi di compensazione finanziaria, insieme ai maggiori poteri del Parlamento Europeo, mettono EFSA di fronte ad una sfida inedita.
Sicurezza Alimentare-Coldiretti – 4 luglio 2013