?L’ipotesi del governo di una legge su rappresentanza e trasparenza spacca Cgil, Cisl e Uil. La Cisl e la Uil sono contrarie ad un intervento. La Cgil è favorevole, per estendere erga omnes, anche alle imprese che non hanno firmato, gli effetti dei contratti collettivi. Ma se l’indiscrezione su una possibile entrata in campo di Palazzo Chigi per fissare nuove regole divide va anche detto che viene da tutti considerata una piccola invasione di campo.
Sul tema sindacati e imprenditori hanno già raggiunto un accordo – firmato anche da Susanna Camusso ma contestato dalla Fiom – che proprio ora vede uno dei passaggi attuativi: si firma domani una convenzione con Inps, che avrà un ruolo di certificazione della rappresentanza. Il clima tra sindacati e governo non è certo tra i più idilliaci. E l’indiscrezione, arrivata proprio mentre il segretario della Fiom Maurizio Landini accentua il suo ruolo politico, viene letta come un’ulteriore possibile screzio. Che, paradossalmente non colpisce il ‘competitor’ di sinistra di Renzi – da sempre favorevole a una legge sulla rappresentanza, anche dopo la vittoria Fiom contro la Fiat sancita dalla Corte Costituzionale nel 2013 – ma proprio le altre sigle sindacali. Il governo, comunque, sarebbe intenzionato ad andare con i piedi di piombo.
L’idea potrebbe essere quella di dare impulso ad alcuni ddl già presenti in Parlamento. Alla Camera c’è un progetto di legge del Pd, elaborato da Cesare Damiano, al Senato quello del giuslavorista Pietro Ichino, ora nel Pd. Tutti e due trasferiscono in un testo di legge proprio gli accordi raggiunti tra le parti sociali nel gennaio del 2014. In pratica prevedono di dare rappresentanza nelle Rsu a chi supera il 5% di rappresentanza in un mix tra iscritti e voti, limitando i sindacati ‘piratà che giocano al ribasso, e prevedendo l’applicazione di contratti nazionale solo se il 50% della rappresentanza da il suo ok.
Ma l’opposizione di Cisl e Uil ad un provvedimento di legge è decisa, scritta nel dna dei due sindacati. Per la Uil parla il segretario generale, Carmelo Barbagallo. «Non c’è l’esigenza di una legge – tuona – l’intervento legislativo va sempre evitato nei rapporti tra le parti sociali oggi si comincia così e poi non si sa dove si va a finire». E aggiunge: «Non vogliamo riforme annunciate sui giornali, senza testi e senza confronto». Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario organizzativo della Cisl, Giovanna Ventura. «Stiamo attuando un accordo tra le parti – dice con riferimento alla convezione che si firma con l’Inps – l’idea di un decreto ha un pò il sapore di volersi sostituire alle parti sociali». Sarebbe meglio – dice – «sperimentare prima se l’accordo raggiunto funziona. Niente fa pensare il contrario».
L’accordo tra le parti sociali, però si applica solo a chi l’ha firmato, mentre una legge varrebbe anche per gli altri, ad esempio la Fiat che è fuori da Confindustria. Per questo la Cgil, a patto che si raccolga quanto già concordato tra le parti sociali, è invece favorevole ad una legge, anzi lo è sempre stata «perche – spiega il portavoce di Susanna Camusso – questa da valore ed uniformità alla contrattazione, dando effetti erga omnes ai contratti sottoscritti».
Il Messaggero – 16 marzo 2015