«Per il Servizio sanitario nazionale italiano, la sostenibilità nel tempo rischia di divenire un’utopia». A lanciare un vero e proprio allarme, fino a parlare apertamente di «rischio default» nel prossimo futuro per le sorti della sanità pubblica, è il rapporto di «Meridiano Sanità – The European House Ambrosetti», che è stato presentato ieri a Roma.
In meno di quarant’anni, è l’analisi dei modelli previsionali del rapporto, la spesa sanitaria pubblica dovrebbe più che raddoppiare, fino a raggiungere 261 miliardi di euro contro i 112,7 attuali, facendo segnare quest’anno per la prima volta una diminuzione in termini assoluti. Un aumento di spesa poderoso, quello stimato, tanto più perché non sconta l’evoluzione epidemiologica e quella tecnologica che nel frattempo interverranno, ma solo l’evoluzione demografica. Tutto questo mentre i vincoli di finanza pubblica hanno già comportato tra il 2010 al 2014 tagli al Ssn per 24,4 miliardi, che potrebbero salire a 26 miliardi se saranno confermate le misure contenute nella versione iniziale della legge di stabilità per il 2013.
In queste condizioni, aggiunge il rapporto, garantire gli attuali livelli di assistenza diventa «un’utopia». Tanto più se si considera la distanza che ci separa dai principali partner europei. La spesa pro-capite in Italia è già oggi del 30% circa inferiore a quella della Germania, del 23% rispetto alla Francia e del 16% nei confronti del Regno Unito. Un gap destinato ad aumentare a causa del calo stimato del Pil italiano nei prossimi 5 anni: la differenza potrebbe essere del 35% rispetto ai tedeschi, del 30% rispetto ai francesi e del 25% nei confronti degli inglesi. Per un valore tra 650 e 1.000 euro (in meno) pro capite, a parità di potere d’acquisto.
Per «salvaguardare» il Ssn, il rapporto «Meridiano Sanità» indica tre direttrici di marcia: organizzazione, innovazione e sviluppo, integrazione. Con un focus particolare dedicato all’industria farmaceutica, considerata «un’opportunità del Paese» per favorire lo sviluppo e la crescita, oltre che per il contributo in senso stretto in termini di salute.
Il rapporto lancia così 10 proposte. Dalla revisione dei Lea all’accelerazione del processo di deospedalizzazione, dal riordino delle cure primarie sul territorio allo sviluppo di una rete nazionale di eccellenza nella ricerca e nell’assistenza ospedaliera.
Non mancano poi i capitoli della razionalizzazione delle dotazioni e della diagnostica e di una governance della spesa farmaceutica da riportare a livello centrale con l’istituzione di un fondo nazionale ad hoc. Ultima proposta riguarda la diffusione della sanità integrativa anche per rendere «più flessibile» il funzionamento del sistema socio-sanitario nel suo complesso.
Il sole 24 Ore – 7 novembre 2012