I politici: legittimi i 2.100 euro al mese come “rimborso spese”. Ma qualcuno riconosce: un sistema da cambiare
Il Gazzettino rivela il nuovo meccanismo del “fuori busta”, i 2.100 euro netti pagati ogni mese esentasse a ciascuno dei 60 consiglieri regionali senza più passare per lo statino dello stipendio, e i capigruppo cosa fanno? Si compattano, fanno squadra e, tutti d’accordo annunciano carte bollate: il Gazzettino sarà denunciato.
Se la prendono con il titolo di ieri in prima pagina – “Veneto, soldi in nero ai consiglieri” – dicono che è «una gravissima diffamazione», che non c’è nulla di “nero” perché «tutto è documentato e tracciabile nel pieno rispetto della normativa».
Esattamente quanto era stato scritto: una legge regionale dell’84 istituisce il rimborso spese forfettario, solo che da aprile non è più in busta paga.Hanno deciso che sia un fuori busta, soldi che dal consiglio vanno ai gruppi e che i gruppi distribuiscono ai consiglieri. 2.100 euro pagati sull’unghia senza presentare una sola pezza giustificativa. Esentasse. Come il “nero”. Ed è l’uso di quella parola – “nero” – che i capigruppo, unanimemente, contestano.
Nel comunicato stampa inviato ieri da Palazzo Ferro Fini prima di darsi la consegna del silenzio, neanche una riga sul meccanismo del rimborso forfettario. Nulla sul fatto che i 2.100 euro li prenda anche chi non fa attività sul territorio e dunque non ha spese di benzina, pedaggi, eccetera. In agosto erano ai monti o al mare in ferie? Rimborsati fuori busta lo stesso. E silenzio sul fatto che le delibere dell’Ufficio di presidenza del Ferro Fini siano secretate. Proprio un Palazzo di Vetro.
Alcuni consiglieri, però, ammettono: una retromarcia ci sta. Ad esempio il tetto dei 2.100 euro potrebbe essere abbassato, le spese per essere rimborsate potrebbero essere documentate a piè di lista. Matteo Toscani, Lega, vicepresidente dell’Ufficio di presidenza: «Da alcuni mesi stiamo discutendo dell’abbassamento del tetto dei rimborsi che parta dalle reali esigenze dei gruppi e non a prescindere». Raffaele Grazia, Udc, consigliere segretario dell’Ufficio di presidenza: «Rimborsare sulla base di scontrini e ricevute? L’Ufficio di presidenza e i capigruppo potrebbero potrebbero pensare a un rimborso agganciato a spese realmente sostenute». Pietrangelo Pettenò, Sinistra: «Abbassare il tetto no, semmai si può rivedere l’intero meccanismo e renderlo più trasparente».
Assente ieri il presidente Clodovaldo Ruffato (era a Bruxelles), l’Ufficio di presidenza ha convocato una conferenza stampa per oggi. Ieri qualche risposta l’ha data Franco Bonfante, vicepresidente di minoranza, Pd: «Il rimborso spese forfettario c’è sempre stato, prima era in busta paga e arrivava dal consiglio, erano 2.113 euro a testa. Adesso i soldi vengono dati ai gruppi che li danno ai consiglieri, sono 2.100 euro netti mensili. Perché abbiamo cambiato sistema? Perché il controllo del lavoro del consigliere regionale sul territorio viene fatto meglio dai gruppi, è il gruppo che sa chi lavora sul territorio di più o di meno.
Perché il forfait? Il forfait è una possibilità, non è un obbligo. Sì, nel gruppo del Pd tutti prendono la somma massima di 2.100 euro. Eliminare il rimborso forfettario? Non ne abbiamo parlato, ci siamo ridotti le indennità, adesso potremmo decidere di fare un’ulteriore riduzione, ma come scelta non perché sia sbagliato. Passare alle pezze giustificative? All’epoca l’avevamo detto, ci eravamo lasciati con un “ne parliamo”. Dite che c’è poca trasparenza? Avete ragione, ma vale anche per la giunta: io avevo proposto i revisori dei conti esterni e sorteggiati, mi hanno bocciato l’emendamento al bilancio». Raffaele Grazia, che respinge qualsiasi accostamento tra Veneto e Lazio, aggiunge: «Questi rimborsi spese ci sono sempre stati: certo se qualcuno mostra lo statino e non dice che ci sono a parte altri 2.100 euro commette una leggerezza. Comunque la somma è sempre la stessa: un milione e mezzo all’anno di rimborsi forfetizzati, una volta i fondi erano nel capitolo delle indennità, adesso saranno nel capitolo delle spese dei gruppi. Perché li abbiamo presi per il 2012 dal Fondo spese impreviste? Perché il bilancio era già stato fatto, è stata una motivazione tecnica».
Il Gazzettino – 26 settembre 2012