Le commissioni affari istituzionali e bilancio del Senato hanno approvato il decreto legge sulla spending review con alcune modifiche rispetto al testo varato dal governo.
Il provvedimento sarà all’esame dell’aula di palazzo Madama a partire da martedì prossimo e la conferenza dei capigruppo ha stabilito che dovrà essere approvato entro giovedì.
Tra le modifiche introdotte dalle commissioni tre emendamenti dei relatori, tra cui la possibilità per il commissario straordinario, Enrico Bondi, di chiedere la collaborazione della Guardia di finanza nella sua opera di tagli alla spesa pubblica; inoltre si allarga la possibilità della certificazione e compensazione dei crediti della pubblica amministrazione vantati dalle imprese anche nelle regioni con piani di rientro dai disavanzi sanitari.
L’emendamento approvato modifica una norma del decreto sviluppo di Tremonti del 2010. Con questo intervento dei relatori, Gilberto Pichetto Fratini (Pdl) e Francesco Sanna (Pd), potranno essere portati a compensazione con le cartelle esattoriali anche i crediti vantati verso le Regioni sottoposte a piani di rientro. Viene poi consentita la certificazione dei titoli di credito di queste Regioni.
Una boccata di ossigeno, come l’hanno definita i presidenti delle Regioni con piani di rientro. Che tuttavia lascia aperte le preoccupazioni sulla parte che la sanità dovrà fare per la razionalizzazione della spesa.
«Accogliamo con un sospiro di sollievo la modifica che di fatto sblocca circa 20 miliardi di pagamenti ai fornitori delle Asl delle Regioni sottoposte al piano di rientro dai deficit sanitari», ha commentato il presidente della Federazione di Asl e ospedali (Fiaso), Giovanni Monchiero.
«La spending review deve essere vera, non automatica: è qualcosa con cui la sanità ha già cominciato a camminare. Finalmente nel 2011 abbiamo avuto una risposta positiva, ma non si è fatto senza sacrifici, poichè il controllo della spesa sanitaria richiede attenzione», ha detto il ministro della Salute Renato Balduzzi.
«Ci siamo allontanati dal precipizio, ma siamo ancora nel tunnel – ha aggiunto Balduzzi -. E nel tunnel non si può scherzare, come dice sempre Monti. Non è possibile in questi giorni festeggiare senza entrare nella temperie di questo periodo: c’è il rischio che alcune acquisizioni del sistema sanitario nazionale vengano svilite, vengano meno. La sanità viene letta come una spesa, come uno spreco. Ma la sanità è anche una risorsa, è ambasciatrice dell’Italia nel Mondo – ha concluso -, anche la sanità è made in Italy».
Sulle misure possibili per la spendig review è interventuo questa mattina anche il neo-presidente Agenas, Giovanni Bissoni. «La revisione della spesa – ha detto – non ha i tempi celeri di una finanziaria. Lavorarci è doveroso ma in tempi così stretti è difficile quantificare l’entità delle risorse» che si potrebbero risparmiare, andando ad esempio a indentificare costi di riferimento per gli acquisti di beni e servizi.
«In questi giorni – ha osservato Bissoni – la questione degli acquisti in sanità è stata presentata in modo scandalistico e troppo semplicistico» ma «la sanità non ammette questo tipo di semplificazioni». Perchè «il paniere di beni da analizzare è molto vasto e i prodotti vanno confrontati non solo per nome» ma anche «per qualità ». Il lavoro che l’agenzia sta facendo con l’autorità di vigilanza sui contratti pubblici è un primo passaggio, ma «prima di arrivare a creare condizioni serie per poter usare queste tabelle vanno chiamate in causa le competenze dei professionisti».
Contro il rischio di altri tagli alla sanità, ha preso questa mattina posizione la Cgil medidi che con un grande paio di forbici e uno striscione che dice “Basta tagli alla salute” ha organizzato un sit-in davanti a Montecitorio, al termine di un convegno sul futuro della governance del Ssn organizzato insieme alla Fp Cgil, per dire «no» alle ipotesi di «sforbiciare» il fondo sanitario nazionale per ottenere risparmi immediati dal comparto sanità all’interno del processo di spending review. «Bisogna riqualificare, non tagliare la spesa sanitaria» ha spiegato Massimo Cozza, segretario della Cgil medici, arrivando «non a spendere meno, ma a spendere meglio»
1 giugno 2012