L’unica a salvarsi è l’Agenzia spaziale italiana che conserverà gli stessi fondi dell’anno scorso, una ciambella necessaria per garantirgli la partecipazione agli impegni europei già presi. Per tutti gli altri 11 enti di ricerca – che comprendono tra gli altri il Cnr e l’Istituto di Fisica nucleare che ha contribuito alla recente scoperta del bosone di Higgs – e che sono vigilati dal ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca sarà cura dimagrante.
Cinquantuno milioni in meno, come sancito dalle forbici della spending review che voleva tagliare i fondi già dal 2012, ma il ministro Francesco Profumo, grazie soprattutto al pressing del Quirinale, è riuscito in extremis a salvarli. Ma non quest’anno visto che per il Fondo ordinario degli enti di ricerca – se si toglie la quota premiale che vale 139 milioni – ci saranno in tutto 1.598 milioni. Una cifra così bassa non si vedeva dal 2003 quando il Fondo valeva 1.550 milioni.
Il decreto di riparto all’esame del Senato
Il provvedimento che stabilisce il riparto dei fondi per il 2013 è attualmente all’esame della Commissione speciale del Senato che ne ha appena avviato l’esame. Nella relazione che accompagna il testo del decreto ministeriale è lo stesso ministro Profumo a segnalare che lo stanziamento del Fondo «non viene adeguatamente incrementato dal 2009» e cio non consente «al sistema pubblico della ricerca di competere più incisivamente con i propri programmi e progetti a livello europeo e internazionale». Basti pensare che solo nel 2010 il Fondo valeva 1.754 milioni, un anno dopo 1.655 milioni, quasi come l’anno scorso (1.652). Oggi poco meno di 1.600 milioni. In particolare tra gli enti più grandi – oltre all’Agenzia spaziale che conserva gli stessi contributi ordinari dell’anno prima e cioè 502 milioni – il Consiglio nazionale delle ricerche perde 25 milioni (passando dai 516 milioni ai 490) e l’Istituto di Fisica nucleare deve rinunciare a 12 milioni (dai 243 milioni a 230). Mentre l’Istituto di astrofisica passa da 82 a 78 milioni.
Gli altri fondi disponibili
Oltre ai contributi ordinari ai 12 enti vigilati dal Miur – scesi da 1.449 milioni a 1.403 – ci sono anche altre assegnazioni. A cominciare dai 14 milioni per il Sincrotrone di Trieste o i finanziamenti per l’Anvur (l’Agenzia di valutazione della ricerca) e gli istituti di ricerca sulla scuola Indire e Invalsi. In più ci sono i fondi per le attività internazionali saliti da circa 54,2 a quasi 83,5 milioni, mentre i contributi straordinari sono scesi da 43,4 a 35,9 milioni. Le assegnazioni per i progetti bandiera e di interesse – quelli fatti anche in collaborazione con le imprese – sono a loro volta scese da 128 a 75,4 milioni. Resta invece sostanzialmente stabile la quota premiale che passa da 134,5 a 139,3 milioni e che sarà distribuita in base alla qualità dei progetti presentati. In tutto il decreto di riparto distribuisce 1.768 milioni