La spesa sanitaria pubblica misura quanto viene destinato per soddisfare il bisogno di salute dei cittadini in termini di prestazioni sanitarie (inclusi tutti i suoi costi: servizi amministrativi, interessi passivi, imposte e tasse, premi di assicurazione e contribuzioni diverse). La spesa sanitaria pubblica complessiva dell’Italia ammonta nel 2011 a circa 112 miliardi di euro, pari al 7,1 per cento del Pil e 1.842 euro annui per abitante. Valori molto inferiori rispetto a quelli di altri importanti paesi europei. A fronte dei circa 2.359 dollari per abitante, a parità di potere d’acquisto, spesi in Italia nel 2010, di poco inferiore alla spesa sostenuta dalla Finlandia (2.422 dollari) e poco più della Spagna (2.265 dollari), il Regno Unito spende quasi 2.857 dollari pro capite.
Mentre Francia e Germania superano i 3.000 dollari, con importi rispettivamente di 3.061 e 3.331 dollari. Il livello di spesa più alto si registra per i Paesi Bassi (4.050 dollari), quello più basso per la Polonia (995 dollari).
Nel 2010 la spesa sanitaria pubblica in Italia è stata di 1.853 euro per abitante, in linea con quanto osservato per la ripartizione del Nord (1.850 euro); al di sopra del valore medio nazionale si colloca, invece, la ripartizione del Centro (1.930 euro), mentre per il Mezzogiorno la spesa pro capite è pari a 1.812 euro. La provincia autonoma di Bolzano registra la spesa pro capite più elevata (2.195 euro) seguita dalla Valle d’Aosta (2.179 euro) e dal Molise (2.172 euro); la spesa per abitante risulta più contenuta nel Veneto (1.744 euro), Sicilia (1.763 euro) e Abruzzo (1.774 euro).
I livelli di spesa per abitante sono dunque molto variabili, a testimonianza sia di condizioni socio-economiche diversificate, sia di diversi modelli di gestione del sistema sanitario regionale. Su base nazionale, il 36,9 per cento della spesa sanitaria pubblica è destinato a servizi in regime di convenzione, mentre oltre la metà (56,7 per cento) riguarda la fornitura di servizi erogati direttamente. Anche a livello di singola regione, si riscontra una prevalenza della spesa per servizi sanitari forniti direttamente; si osserva, tuttavia, una quota più elevata di spesa per servizi in regime di convenzione per Lombardia (43,8 per cento), Campania e Lazio (41,5 per cento) e Puglia (40,8 per cento). In Italia, la spesa in convenzione è indirizzata in prevalenza verso l’assistenza farmaceutica (26,4 per cento), l’assistenza medica di base e specialistica (28,0 per cento) e le prestazioni fornite dalle case di cura private (22,8 per cento). (Fonte: Istat, “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, edizione 2013)
Spesa sanitaria italiana. Anche il rapporto l’Istat lo certifica: «Spendiamo meno dei nostri partner europei»
Sotto di noi, tra i vecchi paesi europei, solo Spagna, Portogallo e Grecia. Il dato nella nuova edizione di “Noi Italia: 100 statistiche per capire il paesi in cui viviamo”. Alla sanità dedicate 9 schede di approfondimento che illustrano i macro dati del settore. Dalla spesa alle abitudini alimentari. “L’assistenza sanitaria, insieme alla previdenza, rappresenta un asse portante del welfare. Obiettivo dei sistemi sanitari nazionali è la promozione e il miglioramento delle condizioni di salute dei cittadini, da attuarsi mediante iniziative di educazione, prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione”. E’ così che l’Istat presenta il capitolo dedicato alla sanità nell’ambito del quinto rapporto “Noi Italia: 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”. Una fotografia del nostro Paese scattata attraverso 118 schede, 9 delle quali dedicati alla sanità, che rappresenta uno dei 19 settori presi in esame dall’Istat, tra i quali c’è l’istruzione, il lavoro, la protezione sociale, le infrastrutture e il turismo, solo per citarne alcuni.
Cosa ne emerge? “Gli indicatori sanitari – spiega l’Istat – misurano una realtà che, oltre a rappresentare una voce centrale nel bilancio dello Stato, sono soprattutto un elemento primario del sistema dell’assistenza sociale”. In un contesto nel quale, “da oltre un decennio, in Italia e nell’Unione europea, il sistema sanitario è sottoposto a riforme che hanno come obiettivo la razionalizzazione delle risorse e il contenimento della spesa”.
Spesa sanitaria pubblica, spesa sanitaria delle famiglie, offerta ospedaliera, mobilità ospedaliera, ospedalizzazione per tumori e malattie del sistema circolatorio, mortalità infantile, mortalità per malattie del sistema circolatorio, mortalità per tumori, fumo, alcol, obesità: i fattori di rischio. Queste i 9 indicatori scelti dall’Istat per descrivere la sanità italiana. Da cui emergono i seguenti dati:
La spesa sanitaria pubblica è di circa 112 miliardi di euro, pari al 7,1 per cento del Pil e 1.842 euro annui per abitante (2011). La spesa sanitaria pubblica italiana è molto inferiore a quella di tutti gli altri grandi paesi europei come si vede nella tabella qui sotto con i valori in dollari americani calcolati a parità di potere d’acquisto.
Le famiglie contribuiscono con proprie risorse alla spesa sanitaria complessiva per una quota pari al 19,5 per cento. La spesa sanitaria delle famiglie rappresenta l’1,8 per cento del Pil nazionale e ammonta a 909 euro per famiglia nel Mezzogiorno e a 1.163 euro nel Centro-Nord.
In tutte le regioni, tra il 2002 e il 2009 si è verificata una convergenza verso la media nazionale del numero di posti letto ospedalieri, passati da 4,3 a 3,5 per mille abitanti.
Nel 2010 le regioni sono state interessate da circa 597 mila ricoveri ospedalieri di pazienti non residenti (8,2 per cento del totale dei ricoveri ordinari per “acuti”) e da oltre 535 mila ricoveri di pazienti provenienti da una regione diversa da quella di residenza (7,4 per cento, riferito ai soli residenti in Italia).
I tumori e le malattie circolatorie si confermano essere le principali cause di ricovero ospedaliero, con una scarsa variabilità a livello regionale.
In Italia, il tasso di mortalità infantile è di 3,4 decessi per mille nati vivi. Negli ultimi dieci anni il valore di questo indicatore ha continuato a diminuire su tutto il territorio italiano, raggiungendo valori tra i più bassi in Europa.
Le malattie del sistema circolatorio rappresentano la principale causa di morte in quasi tutti i paesi dell’Ue. In Italia, il tasso standardizzato di mortalità per queste cause è pari a 31,2 decessi ogni diecimila abitanti, quello relativo ai tumori è pari a 26,0 decessi ogni diecimila abitanti, con valori maggiori negli uomini (35,7) rispetto alle donne (19,4). I tumori sono la seconda causa di morte dopo le malattie del sistema cardiocircolatorio sia in Italia sia nel gruppo dei 27 paesi Ue.
Nel 2011 i fumatori ed i consumatori di alcol a rischio rappresentano rispettivamente il 22,3 e il 15,5 per cento della popolazione di 14 anni e più, mentre le persone obese sono il 10,0 per cento della popolazione di 18 anni e più.
Approfondimenti:
Spesa sanitaria pubblica. Assorbe il 7,1% del Pil. Al centro Italia la quota più elevata
Spesa sanitaria delle famiglie. Vale il 19,5% della spesa sanitaria totale
Posti letto ospedalieri. Diminuiscono, come nel resto d’Europa
Mobilità ospedaliera. Fenomeno che caratterizza soprattutto il Sud
Tumori e malattie del sistema circolatorio. Lepatologie più frequentemente trattate in ospedale
Mortalità infantile. Permangono le differenze territoriali
Mortalità per malattie del sistema circolatorio. In Italia dato tra i più bassi d’Europa
Mortalità per tumori. Si riducono le differenze fra Centro-Nord e Mezzogiorno
Fumo, alcol, obesità. Un rischio soprattutto per gli uomini
Quotidiano sanità – 23 gennaio 2013