Braccio di ferro Regioni-Governo sul regolamento per i nuovi standard ospedalieri. La scelta finale è il rinvio dell’esame del regolamento alla prossima Stato-Regioni, preceduta già la prossima settimana – questa volta è l’impegno – dall’incontro richiesto da mesi dai governatori con Mario Monti per fare il punto sui problemi maggiori delle Regioni, tra cui il finanziamento al Ssn.
Sugli standard ospedalieri i governatori, arrivati nella Stato-Regioni al punto della discussione sul provvedimento, per senso istituzionali, non hanno abbandonato i lavori come annunciato, ratificando in quel modo una frattura che sarebbe poi difficile da ricostruire e hanno invitato al dialogo specificando tutte le osservazioni più volte già esplicitate.
Il ministro Balduzzi ha evidenziato che potrebbe essere la Corte a stabilire se l’iter si concluso – come affermato anche dall’Economia – o meno stante la netta posizione delle Regioni che evidenziano o come la mancata intesa non sia stata ratificata in quanto il punto sia sempre stato oggetto di rinvio.
Dopo alcuni attimi concitati si riprende la discussione e si raggiunge la determinazione di fissare un possibile incontro la settimana prossima con il presidente del Consiglio sui risorse Tpl, Patto Salute e risorse per l’edilizia sanitaria con una successiva Conferenza Stato Regioni per esprimere il parere (qualunque esso sia).
Il provvedimento, lo ricordiamo, taglia tra le altre misure oltre 14mila posti letto per acuti (ma 6.653 in più per la post-acuzie), tra 1.100 e 2.000 Unità operative complesse e al mancato accreditamento di circa 192 strutture private accreditate che hanno meno di 60 posti letto.
«È stato un momento complicato – ha ammesso il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, al termine della Conferenza – abbiamo chiesto di non discutere il decreto perchè prima vogliamo incontrare il Governo: sono mesi che sulle questioni della sanità e del trasporto pubblico locale chiediamo certezza di risorse e di obbiettivi. Il ministro Balduzzi ha compreso la gravità delle questioni e si farà promotore di un incontro con il presidente del Consiglio». E ai giornalisti che gli obiettavano che l’attuale Governo è uscente, De Filippo ha risposto: «è comunque il Governo in carica».
Ieri a sorpresa nella Conferenza Stato-Regioni il taglio dei posti letto negli ospedali
Ormai sul punto di passare la mano, il Governo dei professori gioca nuovamente a sorpresa la carta della ristrutturazione degli ospedali italiani. E riapre un confronto-scontro con i governatori che va avanti ormai da quattro mesi. Su esplicito pressing del ministero dell’Economia, presenta ieri pomeriggio alla conferenza Stato-Regioni il regolamento messo a punto col ministro della Salute, Renato Balduzzi, che rivoluziona il sistema della rete ospedaliera.
Il taglio dei posti letto
Con un risultato finale che comporterebbe il taglio di 14mila posti letto per acuti e l’aumento (potenziale) di 6.653 per le lungo degenze. Per un saldo finale di 7.389 letti in meno, che potrebbe riservare interventi locali anche nei confronti dei mini ospedali. A cominciare da quelli privati accreditati, per i quali è già scritto nero su bianco che quelli con meno di 60 posti letto (ma erano 80 nella versione iniziale) perderebbero la possibilità di fare accordi col Servizio sanitario nazionale. Dunque: stop accreditamento.
Voglia di spending review, lo scontro
È ormai da dicembre che le Regioni, chi più chi meno, si sono barricate sulla linea del Piave contro il regolamento governativo. Un provvedimento legato alla spending review, dunque ai possibili risparmi della spesa pubblica su cui evidentemente ora l’Economia chiede di tirare le somme. La spending va applicata, i risparmi vanno realizzati. Anche se, prudentemente, sono stati stimati al ribasso: circa 20 milioni quest’anno, 50 milioni dal 2014. Ma quel che conta, per il Governo, non sono solo i risparmi: l’obiettivo è di ristrutturare ex novo la rete dell’assistenza ospedaliera, collegandola alla riforma delle cure del territorio (le cosiddette cura H24 del “decreto Balduzzi”) che peraltro resta ancora un’incognita. Invasione delle competenze regionali, cogenza del provvedimento in presenza di scelte già programmate in sede locale (soprattutto nelle Regioni sotto piano di rientro dal deficit), mancato riconoscimento delle singole realtà di assistenza, tempi di applicazione: questi i primi paletti posti dalle Regioni. Che poi hanno presentato una serie di emendamenti al testo, non tutti, o soltanto in piccola arte, in questi mesi fatti propri dal Governo.
Lo stallo: troppi tagli alle spalle
Di qui lo stallo che ha di fatto bloccato la marcia di avvicinamento del provvedimento verso il traguardo finale del via libera in conferenza Stato-regioni. Con una perentoria richiesta pregiudiziale avanzata dai Governatori: un incontro col presidente del Consiglio per discutere della «grave insostenibilità finanziaria» del Ssn. Il tema resta il solito: i 31 miliardi di tagli messi in cantiere fino al 2015 che, da una parte non hanno consentito di varare il «Patto per la salute 2013-2015», dall’altra stanno mettendo a rischio l’accesso ai «servizi sanitari essenziali per i cittadini». Con un flop e possibile nei conti anche per le Regioni finora considerate «virtuose», non più dunque solo quelle sotto piano di rientro o le cinque commissariate tout court dal Governo: Lazio, Campania, Molise, Abruzzo, Calabria.
Il Sole 24 Ore – 14 marzo 2013