A un mese dalla prossima riunione annuale dell’ICCAT (Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tonnidi dell’Atlantico) in programma ad Agadir in Marocco, il comitato scientifico della Commissione mette in allarme sullo stato degli stock di tonno rosso. In pratica gli stock sono leggermente aumentati e il pericolo è che le associazioni di pescatori chiedano di tornare a una pesca “selvaggia” del tonno rosso.
Infatti il modello su cui si fonda la valutazione non considera le quantità di tonno rosso prelevato illegalmente, poiché si basa sulle dichiarazioni di cattura e non sulle catture reali.
I primi segnali di un recupero degli stock potrebbero comunque addebitarsi alla riduzione della quota che l’ICCAT ha imposto nel 2009 nel Mediterraneo, adottando per la prima volta nella sua storia le raccomandazioni del comitato scientifico.
Ma nonostante ciò la pesca illegale è proseguita e lo dimostra lo studio indipendente del 2012 ‘Trade-based Estimation of Bluefin Tuna Catches in the Eastern Atlantic and Mediterranean, 2005–2011’ (condotta da istituti si ricerca delle Università di Barcellona, di Amsterdam e British Columbia in Canada), secondo cui le catture illegali tra il 2005 e il 2011 siano state il 62% oltre la quota percentuale che tra il 2008 e il 2011 è cresciuta al 77%. Per un totale negli ultimi sette anni di 112.000 tonnelLate di tonno rosso pescato di frodo.
Se dunque l’auspicio è quello di arrivare a un effettivo recupero della popolazione di tonno rosso entro il 2022, è fondamentale che i 48 governi che compongono l’ICCAT, ad Agadir, mantengano i limiti attuali di cattura (12.900 tonnellate metriche per lo stock dell’Atlantico orientale e Mediterraneo e 1.750 tonnellate per quello dell’Atlantico occidentale), per almeno i prossimi 3 anni e affrontino in modo radicale le persistenti e diffuse attività di pesca illegale nel Mediterraneo.
La Stampa – 8 ottobre 2012