di Michele Bocci. Una graduatoria unica dei candidati direttori generali delle aziende sanitarie e ospedaliere italiane. Per assicurare trasparenza ed evitare che vengano scelti nomi legati alla politica o comunque a interessi di parte. La novità è disegnata in uno dei provvedimenti di carattere sanitario adottati dal governo l’altro ieri. Nello stesso consiglio dei ministri sono stati anche introdotti alcuni cambiamenti che riguardano i medici ed altri dedicati ai pazienti, in particolare quelli cronici.
Un ddl delega ha introdotto una selezione unica nazionale per tutti i direttori generali. Fino ad oggi le Regioni disponevano ciascuna di una lista di “abilitati” da cui pescare quando avevano bisogno del manager di una Asl. Con il nuovo sistema potrà essere nominato solo chi, dopo aver preso parte a una selezione pubblica e aver frequentato un corso universitario di formazione in gestione sanitaria, è stato inserito nella graduatoria di carattere nazionale, che sarà aggiornata ogni due anni. In un mondo come quello sanitario, dove chi sbaglia le scelte gestionali non paga praticamente mai, è stata introdotta anche una regola basata sul merito. Il direttore potrà essere dichiarato decaduto se non raggiunge gli obiettivi di gestione e non garantisce equilibro di bilancio e livelli essenziali di assistenza nella sua legge. Sarà fuori anche se commette violazioni di legge e regolamento e se non segue il principio di imparzialità. Chi è decaduto viene cancellato dalla lista del ministero. I primari dunque dovranno essere scelti secondo un principio meritocratico, anche questo disegnato nella nuova norma. Il governo, questa volta con un decreto legge, ha anche affrontato il tema, molto sentito dai professionisti, dell’assicurazione obbligatoria che scatterà da metà agosto per tutti i medici. Questa norma non si applicherà per chi lavora nel sistema sanitario nazionale. Un fondo apposito aiuterà comunque i dottori a pagare i premi, nel caso fossero particolarmente alti. Con lo stesso strumento legislativo è stata introdotta anche una novità per gli italiani che soffrono di una malattia cronica, cioè 14 milioni di persone. Le ricette per i loro farmaci o per i loro esami non saranno più valide 60 giorni ma 180. Un modo, insieme alla possibilità di prescrivere 6 scatole di farmaci ogni volta, per ridurre le code dal medico di famiglia. Sono inoltre state semplificate le procedure che portano al rilascio delle autorizzazioni per l’apertura di strutture sanitarie. È stato eliminato il parere regionale che deve verificare la compatibilità dei letti con il fabbisogno sanitario. Infine sono stati stanziati una cinquantina di milioni di euro per finanziare un maggior numero di borse di studio per i medici specializzandi quest’anno e l’anno prossimo. I posti sono ancora inferiori a quelli necessari per sostenere gli organici del sistema sanitario, dove in questi anni ci saranno molti pensionamenti. Tra l’altro il governo ha anche previsto che i medici, anche i primari, possano essere messi a riposo se hanno maturato i requisiti per la pensione anticipata.
Repubblica – 15 giugno 2014