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Strada spianata allo sconto per l’Italia. Manovra ridotta, ok dei governi Ue. Nelle riunioni in Slovenia è mancata una maggioranza qualificata per imporre tagli da 10 miliardi

Era l’ultimo scoglio da superare, ora lo sconto sulla manovra 2018 è in cassaforte: gli sherpa dei governi europei, della Commissione e della Bce hanno dato il via libera al dimezzamento della correzione dei conti italiani per il prossimo anno. Riuniti in Slovenia giovedì e venerdì, nel corso di una discussione ad alto tasso politico non c’è stata una maggioranza qualificata in grado di ribaltare l’orientamento della Commissione europea e così nella finanziaria di ottobre il governo se la caverà tagliando il deficit di appena 5 miliardi: saranno sufficienti per essere promossi da Bruxelles e disinnescare le clausole di salvaguardia, l’aumento dell’Iva da 19 miliardi.

In Slovenia si è riunito il Comitato economico e finanziario, il tavolo dei tecnici impegnati a preparare l’Eurogruppo e l’Ecofin che si terranno i prossimi giovedì e venerdì nel Lussemburgo. C’è stata una discussione in termini generali sulla possibilità di permettere alla Commissione di usare i margini di discrezionalità nel decidere l’importo delle correzioni da imporre alle capitali nel 2018. Ma era chiaro a tutti che si parlava di Italia che la scorsa settimana, con una lettera a Bruxelles firmata da Padoan, ha chiesto uno sconto sul risanamento dei conti per il prossimo anno tagliandolo dallo 0,6% del Pil allo 0,3%. In numeri, se Roma originariamente avrebbe dovuto tagliare 15 miliardi per annullare le clausole di salvaguardia (aumento dell’Iva), è già certa di cavarsela con 10 miliardi ma ora punta a 5. Il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, con il quale Padoan ha concordato la richiesta di sconto, è d’accordo ma c’era il timore che le capitali potessero mettersi di traverso. Ieri in effetti una decina di governi si sono detti preoccupati per l’allargamento delle maglie del Patto di Stabilità e del Fiscal Compact, ma solo una manciata, Germania e Olanda in testa, erano del tutto contrari alla proposta. Gli altri, quelli del Sud, hanno semplicemente chiesto alla Commissione di giustificare in modo solido la riduzione della manovra italiana in modo da poter beneficiare in futuro anche loro dello sconto. La Commissione, d’altra parte, sta già lavorando al dossier e si farà trovare pronta con tanto di motivazioni legalmente valide.

La notizia, insomma, è politica: non è emersa una maggioranza qualificata in grado di inserire nel testo sull’Italia (si tratta delle raccomandazioni specifiche per Paese proposte dalla Commissione due settimane fa) il diktat ad un taglio di 10 miliardi e dunque lo sconto verrà accordato. E difficilmente i pesi politici nei prossimi mesi cambieranno. Dunque la strada per lo sconto all’Italia è spianata. L’orientamento politico sarà confermato dai ministri delle finanze giovedì e venerdì nel Granducato, quindi toccherà ai leader a fine mese. Ora la palla torna alla Commissione, che ha di fronte a sé due strade. Potrebbe scegliere di mettere nero su bianco lo sconto in una lettera di risposta a Padoan oppure, per non accendere polemiche pubbliche con i tedeschi in campagna elettorale, lasciare il via libera implicito, con un accordo sottotraccia. Ad ogni modo in questo momento si prevede che a ottobre l’Italia presenterà una manovra con la correzione minima, a novembre Bruxelles la approverà contando che successivamente, a dicembre, all’Ecofin non ci sarà una maggioranza di ministri in grado di bocciare lo sconto. Questo non toglie comunque che come ogni anno da qui a dicembre non mancheranno polemiche, tensioni e scontri. Ad esempio, nel governo c’è chi già oggi mette in conto una drammatizzazione tra settembre e ottobre, con il nuovo governo tedesco che se necessario metterà in dubbio l’accordo sull’Italia per forzare Roma ad accettare un candidato alla presidenza Bce, Draghi scade nel 2019, gradito a Berlino. Ma probabilmente saranno solo tatticismi e battibecchi. Il patto ormai è fatto.

Repubblica – 12 giugno 2017

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