Il Corriere del Veneto. Il pressing delle Regioni e dei Comuni, preoccupati per la tenuta dei trasporti pubblici in vista della ritorno sui banchi degli studenti delle superiori, ha sortito l’effetto sperato. Nella bozza del nuovo decreto circolata ieri si legge infatti che dal 26 aprile e fino alla conclusione dell’anno sarà assicurata la didattica in presenza al 100% per asili nido, materne, elementari e medie, senza alcuna possibilità di deroga da parte dei presidenti di Regione, salvo «casi di eccezionale e straordinaria necessità dovuta alla presenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus» (i provvedimenti di deroga dovranno comunque essere motivati dalle autorità sanitarie «nel rispetto dei principi di adeguatezza e proporzionalità, anche con riferimento alla possibilità di limitarne l’applicazione a specifiche aree del territorio»).
Quanto alle superiori, invece, nelle zone gialle come il Veneto si adotteranno «forme flessibili nell’organizzazione», affinché «sia garantita l’attività didattica in presenza ad almeno il 60% e fino al 100% della popolazione studentesca». La Dad continuerà per la quota rimanente.
La proposta di mediazione sarebbe stata suggerita dal ministro per gli Affari regionali Maria Stella Gelmini, che ha preso parte all’incontro con Regioni, Comuni e Province insieme al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, quello delle Infrastrutture e della Mobilità Enrico Giovannini, quello della Salute Roberto Speranza e quello dell’Interno, Luciana Lamorgese. Lunedì si partirà con ogni probabilità dalla quota minima, il 60%, così da dare a Regione e prefetti la possibilità di mettere a punto un piano che gradualmente, in base alla disponibilità dei mezzi che via via saranno reperiti, possa arrivare al target del 100% indicato dal premier Mario Draghi. «Il nostro obiettivo è arrivare ad avere tutti in classe il prima possibile» conferma Gelmini. I Comuni, come anticipato dal sindaco di Treviso e presidente di Anci Veneto Mario Conte, predicano cautela e chiedono di misurare con attenzione la percentuale di studenti che potrà partecipare alle lezioni in presenza «per evitare poi nuove precipitose retromarce».
D’accordo il presidente della Regione Luca Zaia, che riferisce di essere stato tra i sostenitori del punto di mediazione poi raggiunto: «Avevo domandato che si prevedessero range del 50, 60, 70% di didattica in presenza, arrivando magari fino al 100%, lasciando che a livello regionale, insieme a tutti gli interlocutori, in primis la direzione scolastica territoriale, si decidessero modi, tempi e condizioni. L’apertura delle scuole portandole alla massima presenza è obiettivo comune e condivisibile, ma occorre essere realisti, guardando alla sostenibilità di questa misura». Il presidente del Veneto chiede ora «che si chiarisca una volta per tutte che arrivare al 100% di presenza in tutte le scuole non è una scelta politica, ma un problema di sostenibilità dei trasporti che oggi hanno una capienza autorizzata del 50%. Ai 2.400 mezzi di base, cui ne sono stati aggiunti altri 500, il Veneto dovrebbe affiancarne altri mille per soddisfare la domanda, e non sono oggettivamente disponibili sul mercato». Durante l’incontro Zaia ha chiesto anche al governo di autorizzare i test fai-da-te per gli screening in scuole e di aprire i ristoranti ai vaccinati, ai guariti e a chi può esibire un test negativo. «Potrebbe tranquillamente essere un test fai-da-te nasale o salivare, da fare direttamente sul posto, nel ristorante».
Quanto agli altri punti oggetto della trattativa, la bozza del decreto conferma le anticipazioni dei giorni scorsi: resta il coprifuoco dalle 22 alle 5; potranno aprire ristoranti e bar per pranzo e cena ma solo se dotati di spazi all’aperto (plateatici, terrazze e giardini) mentre quelli con i locali al chiuso dovranno attendere il 1° giugno (e comunque potranno rialzare le serrande solo dalle 5 alle 18, salvo che di qui al prossimo mese il governo non cambi idea sulla base dell’evoluzione del quadro epidemiologico); le attività sportive anche di squadra e di contatto ripartono il 26 aprile, le piscine all’aperto il 15 maggio, le palestre il 1° giugno. Gli spostamenti saranno sempre consentiti liberamente tra le Regioni gialle mentre per entrare e uscire da quelle arancioni e rosse servirà la «certificazione verde», comprovante «l’avvenuta vaccinazione o guarigione dall’infezione o l’effettuazione di un test con risultato negativo».
Infine, in vista dell’estate, il coordinatore del tavolo interregionale sul Demanio e assessore ligure Marco Scajola assicura che «potremo tornare in spiaggia esattamente con le regole adottate nel 2020». Le linee guida per la riapertura degli stabilimenti saranno le stesse.