Inserire subito il pacchetto sicurezza-cultura da 2 miliardi nella manovra facendo leva sull’innalzamento del deficit 2016 dal 2,2% al 2,4 per cento. Senza quindi ricorrere a una operazione in più tappe con l’utilizzo nella fase iniziale del maggior gettito dalla voluntary disclosure come ipotizzato nei giorni scorsi. E senza neppure blindare le nuove misure con nuove clausole di salvaguardia fiscali in attesa dell’ok di Bruxelles, atteso per la prossima primavera, all’utilizzo della flessibilità legata alla clausola eventi eccezionali.
È questa la strada che sembra orientato a percorerre il Governo che punterebbe a presentare domani l’emendamento alla stabilità con le misure per la sicurezza. La dote aggiuntiva sarebbe di oltre 3,2 miliardi e una parte verrebbe spalamata su altri interventi oppure tenuta come riserva nel caso la crescita nel 2016 si rivelasse ne più bassa delle previsioni del Governo.
L’innalzamento del deficit 2016 al 2,4% è stato già autorizzato dal Parlamento seppure in relazione all’utilizzazione della clausola eventi eccezionali (per la questione migranti) al fine di anticipare il taglio dell’Ires, poi accantonato dall’Esecutivo. Anche per questo motivo il Governo è intenzionato a presentare alle Camere una semplice relazione senza ricorrere a nuove votazioni sul quadro macro-economico. Ma a Montecitorio tra i tecnici, e non solo, non è mancato qualche dubbio suquesto percorso. La questione è stata al centro di una riunione tra il ministro Maria Elena Boschi, il sottosegretario alla Presidenza De Vincenti ,il viceministro Morando, i sottosegretari Baretta e Zanetti, e i relatori alla Camera, Fabio Melilli (Pd) e Paolo Tancredi (Ap) e il presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia. La questione è stata al centro anche dell’incontro che il premier Matteo Renzi ha avuto con Padoan, De Vincenti e poi con Boccia.
Gli incontri sarebbero serviti a perfezionare anche i correttivi al capitolo Sud. Come anticipato dal Sole 24 Ore Governo e maggioranza sono orientati a introdurre un credito d’imposta automatico per le imprese che investono articolato su tre fasce con una leggera maggiorazione rispetto alle ipotesi dei giorni scorsi: al 10% per le grandi aziende, al 15% per le medie e al 20% per le piccole imprese. Questa misura sarebbe accompagnata da un prolungamento di un anno nelle aree svantaggiate del Sud della decontribuzione per i nuovi assunti al 40 per cento.
Maggioranza e Governo, poi, avrebbero anche raggiunto l’accordo di respingere tutti gli emendamenti sull’innalzamento a 3.000 euro del tetto all’uso del contante. E anche sull’emendamento Pd che punterebbe a rivedere le commissioni che oggi frenano l’utilizzo della moneta elettronica per i cosiddetti “nano-acquisti” (caffè, giornali o legati all’e-commerce), ci sarebbero valutazioni in corso per ricalibrarlo e renderlo compatibile con le recenti regole Ue approvate nell’estate scorsa sulle commissioni bancarie. Inoltre il Governo starebbe riflettendo sull’opportunità di introdurre una sanzione per artigiani, commercianti e professionisti che si rifiutano di utilizzare il pos.
Allo studio del Governo anche le modifiche alla nuova tassazione sui giochi, nonché sui limiti agli spot sul gaming (si veda il servizio in basso) e soprattutto il ritocco per poter cancellare la sanatoria delle delibere Tasi e Imu arrivate in ritardo senza penalizzare i comuni ritardatari o senza complicare la vita ai cittadini nei primi mesi del 2016 con il versamento di una nuova mini-Tasi o mini-Imu (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). Per gli enti locali e le province il Governo sarebbe orientato a coprire i costi di possibili correttivi alla manovra utilizzando il maggior gettito (400-500 milioni) atteso dalla voluntary disclosure.
Marco Mobili e Marco Rogari – Il Sole 24 Ore – 9 dicembre 2015