La manovra entra nel vivo alla Camera con mola interrogativi aperti, in attesa degli emendamenti del Governo. La partita cruciale è su risorse, innovativi, assunzioni e rischio clinico. Rinviati al dopo Stabilità i tavoli su costi standard e governance.
La manovra entra nel vivo alla Camera con molti interrogativi aperti, le cui risposte saranno affidate m buona parte agli emendamenti del Governo, che fino all’ultimo in ogni caso potrà apportare modifiche. Fuori le mura del Parlamento proseguono intanto gli incontri. Come il vertice del 2 dicembre a Palazzo Chigi tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, la ministra della Salute Beatrice Lorenzin e alcuni governatori, a partire dal presidente dimissionario Sergio Chiamparino. Il quale non è affatto detto che sarà sostituito, come sembrava assodato, dal presidente emiliano-romagnolo Stefano Bonaccini: la decisione – si parla sempre più di Luca Ceriscioli (Marche) – è affidata a un vertice Pd a via del Nazareno il 10 dicembre e sarà formalizzata in Conferenza Stato-Regioni il 17 dicembre.
All’ordine del giorno del vertice, l’eventuale aumento del Fondo sanitario nazionale per il biennio 2017 e 2018 e le risorse in campo per finanziare le assunzioni dei medici (forse, il Mef è al lavoro per stimare la cifra) dal risk. Mentre la piena operatività dei tavoli per costi standard (su cui i governatori di Lega e Forza Italia sono sempre in allerta) e farmaci è rinviata a dopo la manovra.
La partita cruciale è ovviamente quella delle risorse e del saldo dei tagli per la sanità. Proprio dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) è arrivata la doccia fredda: i tagli complessivi potrebbero arrivare a 8 miliardi. «Considerando le stime sull’evoluzione della spesa sanitaria a legislazione vigente del 2015, che prevedono un calo in rapporto al Pii da 6,8 a 6,5 punti tra il 2015 e il 2019, nel quadro programmatico la riduzione complessiva a fine periodo potrebbe risultare di circa mezzo punto di Pii», si legge nel report Upb.
Attenzione anche ai Lea: il budget preventivato da 800 milioni mal si sposa, secondo l’ufficio parlamentare, con la riduzione di 2 miliardi rispetto a quanto preventivato (da 113 a 111 miliardi) del Fondo sanitario nazionale. Mentre restano aperti gli interrogativi su partite “pesanti”, come i farmaci innovativi, il rinnovo dei contratti e il nuovo Piano vaccini.
Sotto la lente, poi, c’è la questione dibattuta dei centauri università-Asl. L’Upb storce il naso: «Operazioni di unificazione di questo tipo potrebbero non necessariamente rispondere a criteri di efficienza di gestione dei Ssr, a causa, tra l’altro, delle dimensioni molto grandi che possono implicare maggiori difficoltà di governance delle strutture, e della peculiarità della regolazione e della complessità degli enti universitari».
Il punto sulle misure aggiunte al Senato. C’è anche una mini stangata Iva per le cooperative che erogano prestazioni sanitarie. Mentre con la rimodulazione delle risorse, i fondi per la ristrutturazione dell’edilizia sanitaria scendono di 600 min nel 2016 e di 900 mm nel 2017. che vengono spostati per 700 min nel 2018 e per 800 min nel 2019. Aspettando di vedere cosa accadrà per l’orario dei medici e la promessa di 4mila assunzioni, si precisa sempre meglio il quadro dei contenuti sanitari e sociali della manovra 2016. Che attende di imbarcare anche qualcosa sul rischio professionale. Il cui Ddl, intanto, è stato calendarizzato dall’aula di Montecitorio proprio dopo il via libera alla manovra, giusto prima di Natale.
Una mega manovra di 556 commi e un pieno di novità per la sanità. Che con ogni probabilità sfocerà nel solito maxi emendamento che dovrà “facilitare” il trasferimento al Senato dal 18 dicembre.
Rischio clinico e assunzioni di 4mila tra medici e operatori per parare il colpo dell’orario di lavoro “modello Ue”, sono tra quelli più attesi. Ma non saranno gli unici, visto che tra farmaci, personale e maxi ospedali, si annunciano altre novità.
L’elenco della manovra. L’elenco della “‘manovra sanitaria” è lungo e complesso. Dal finanziamento a 111 miliardi ai piani di rientro al massimo triennali per gli ospedali in rosso nei conti e nelle cure fino all’acquisto di beni e servizi sotto schiaffo con la regia Consip. Dai fondi e le nuove regole per i farmaci innovativi alle aziende sanitarie uniche con l'”apporto” spesso sgradito di quelle universitarie. E i Lea dotati di 800 mln (dentro il Fsn) da aggiornare ogni anno. Queste le norme principali e ormai arcinote che porta con sé al momento la legge di Stabilità 2016 approvata dal Senato. Al Senato, peraltro, sono stati aggiunti anche un gruzzolo di finanziamenti a pioggia. E tagli: come quelli che aumentano dal 4 al 5% l’Iva per le cooperative che effettuano prestazioni sanitarie. Prestazioni importantissime, che fanno venire già il dubbio: pagheranno i soliti noti (i pazienti)? Parliamo di: prestazioni sanitarie di diagnosi, cura e riabilitazione rese alla persona nell’esercizio delle professioni e arti sanitarie soggette a vigilanza: prestazioni di ricovero e cura compresa la somministrazione di medicinali, presidi sanitari e vitto; prestazioni educative dell’infanzia e della gioventù e quelle didattiche di ogni genere, anche per la formazione, l’aggiornamento, la riqualificazione e riconversione professionale, comprese le prestazioni relative all’alloggio, al vitto e alla fornitura di libri e materiali didattici; prestazioni proprie dei brefotrofi, orfanotrofi, asili, case di riposo per anziani e simili, delle colonie marine, montane e campestri e degli alberghi e ostelli per la gioventù di cui alla legge 21 marzo 1958, n. 326, comprese le somministrazioni di vitto, indumenti e medicinali, le prestazioni curative e le altre prestazioni accessorie; prestazioni socio-sanitarie, di assistenza domiciliare o ambulatoriale, in comunità e simili.
Il Sole 24 Ore sanità – 8 dicembre 2015