Il direttore generale dell’Azienda di Arzignano l’aveva licenziata in tronco perchè era venutomeno il rapporto fiduciario. Il danno? 120mila euro
Era l’agosto 2009 quando il dg dell’Ulss 5 Renzo Alessi licenziava in tronco il direttore amministrativo Fiorella De Zotti, già direttore dell’Inps di Verona, sede di via Cesare Battisti. Era la prima volta che accadeva in Veneto e la clamorosa decisione aveva fatto rumore, perché l’incarico era durato poco più di un anno. «È una brava professionista – era stato il commento a caldo del dg dell’Ulss 5 – ma non è adatta alla sanità pubblica, si è dimostrata inesperta per questo tipo di impegno. In 18 mesi non è riuscita a integrarsi, e non avevo alcuna possibilità di confermarla».
Vicentina, oggi 44enne, laurea in scienze politiche, la De Zotti non si è data per vinta e dopo essere tornata all’Inps di Roma con un incarico dirigenziale ha chiesto il risarcimento all’Ulss 5. E ha ottenuto, in buona parte, ragione.
Perché va bene il decisionismo, ma quando si licenzia in tronco un manager non basta scrivere che è venuto meno il «rapporto fiduciario». Se il provvedimento, come in questo caso, viene definito illegittimo dal giudice del lavoro per carenza di motivazione bisogna mettere mano al portafoglio per risarcire il dirigente messo alla porta ingiustamente: sia per la revoca anticipata che per il danno d’immagine. E se di mezzo ci sono soldi pubblici non è il massimo della gestione operativa per chi la mette in pratica. Ed è proprio questo che è accaduto all’Ulss 5 Ovest Vicentino, perché il tribunale accogliendo il ricorso di Fiorella De Zotti, che con in mano un contratto triennale era stata revocata dal proprio incarico l’1 settembre 2009, ha condannato l’azienda sanitaria a risarcirle 120 mila euro, esclusi gli interessi e le spese legali, in virtù di un licenziamento senza giusta causa firmato dall’allora direttore generale Renzo Alessi. Il quale dopo 18 mesi di rapporto professionale aveva deciso di troncarlo perché «pur riscontrando che De Zotti appare in possesso di una professionalità di base, si verifica che la medesima non si è inserita proficuamente nella gestione dell’azienda sanitaria sia in termini di contenuti che di relazioni con la struttura dirigenziale nel suo complesso, raffigurando così una criticità rilevante che impedisce la continuazione del rapporto fiduciario».
Quando la dirigente De Zotti, attuale direttore della struttura tecnica per il controllo strategico dell’Inps a Roma, all’inizio 2008 manda il suo curriculum in Regione per partecipare alla selezione dei manager sanitari è direttore dell’Inps di Verona, una delle più vaste.
Arriva a Vicenza ma dopo un anno il rapporto col direttore generale Alessi, di cui era la vice, è già logoro. La convivenza lavorativa dura altri sei mesi, fino al momento della chiusura della porta in faccia con il motivo che abbiamo riportato.
Ma gli avvocati Andrea Pilati di Vicenza e Franco Balbi di Verona, per conto di De Zotti, vanno giù duro con il vertice dell’Ulss 5 durante il processo davanti al giudice Daniela Migliorati. Il licenziamento è illegittimo per l’«assoluta genericità del suo contenuto»; dunque è «fumoso ed evasivo», non ci sono avvisaglie che facessero presagire una rescissione in tronco, tant’è che De Zotti quando si difese non potè replicare a puntuali accuse perché non c’erano. L’Ulss ora oltre al danno economico di 85 mila euro derivante dalla mancata conclusione del rapporto di lavoro, deve risarcire quello all’immagine della dirigente De Zotti, valutato 35 mila euro, per la dimensione pubblica che il dg diede al licenziamento.