Roberto Turno. Restano a dieta stretta i governatori, almeno fino a prova contraria. Fino al testo definitivo del maxi emendamento del Governo, dal quale però, a dispetto di mille contatti riservati, sembra pressoché sicuro che le regioni non otterranno altri sconti. La legge di stabilità 2015, per i conti regionali, porterà parecchia instabilità, nonostante i governatori di area Dem, a partire da Sergio Chiamparino, tutto abbiano fatto tranne che attaccare il Governo.
Col risultato finale di una manovra che è destinata a lasciare intatta la parte preponderante della sofferenza finanziaria locale: 4 mld di tagli (più altri 2,3 circa che si trascinano dal passato), che dovrebbero avere un peso notevole sui conti della sanità, prima vittima dei tagli che arriveranno il prossimo anno.
E non che i governatori qualche risultato non lo abbiano incassato nella tornata di esame della manovra da parte del Senato, l’ultima tappa per possibili modifiche, considerato che la Camera sarà chiamata in terza lettura soltanto a ratificare la versione di palazzo Madama. A partire dal cosiddetto “patto verticale incentivato” che avrà come partita verso i comuni un valore di 1 mld. Mentre, a dare almeno una boccata d’ossigeno, provvederà anche la rinegoziazione dei mutui (altri 100 mln circa). Ma quei nuovi tagli da 4 mld per il 2015 sono sempre tutti sul tavolo, con ricadute sull’assistenza sanitaria tutte ancora da valutare, nei tempi, nei modi e nella quantità. Fine gennaio sarà la data ultima, quando potrà intervenire il Governo in assenza di mosse locali.
Insomma, le regioni sono messe pesantemente alla prova. Con Chiamparino che ancora ieri confidava, chissà se davvero, che «tutto resta ancora sospeso, incontreremo il Governo per vedere di modificare la manovra». Mentre la ministra Beatrice Lorenzin, da una parte diceva che «azzerare l’aumento (di 2 mld, appunto, ndr) del fondo sanitario, mi sembra troppo»; e, dall’altra aggiungeva, con un’iniezione di realismo, che «lo scenario per la sanità è complesso, servono sforzi notevoli».
Sforzi che, sul piano dell’assistenza, hanno fatto non tutte le regioni. Proprio ieri è stata diffusa la classifica delle migliori performance nell’applicazione dei Lea nel 2013: ha vinto di gran lunga la Toscana, con un punteggio (214 su 225 possibili al massimo) mai ottenuto finora da nessuna regione. La seguono nell’ordine Emilia, Marche, Veneto, Lombardia e Liguria ex aequo. In fondo sempre il Sud, Lazio compreso. «Si dimostra anche la capacità di reazione del sistema a fare della scarsità di risorse una leva per migliorare la qualità», ha detto il governatore Enrico Rossi. «Uno stimolo a migliorare ancora», ha chiosato l’assessore Luigi Marroni, artefice del primato toscano. E per il 2015? Si vedrà.
Il Sole 24 Ore – 19 dicembre 2014