Riorganizzare, snellire ma anche contribuire a risparmiare. Per il Governo quella della Pubblica amministrazione è anzitutto «la riforma che serve a fare altre riforme», come ha sottolineato nei giorni scorsi il ministro Pier Carlo Padoan. Ma la fase attuativa della delega targata Madia produrrà anche l’effetto di contenere costi e in alcune aree di ridurre la spesa con delle componenti che potranno essere inserite nella “fase 3 “ della spending review.
Per il momento il Governo ha deciso di non formulare alcuna previsione di risparmio, anche per evitare l’equazione “riforma-tagli”. Solo con il monitoraggio degli 11 decreti di attuazione varati la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri, e degli altri che seguiranno verranno individuati i possibili risparmi. Ma le principali aree d’intervento dalle quali potrà scaturire una minor spesa sono già chiare: riduzione e riorganizzazione delle forze di polizia; taglio delle partecipate, anche se i risparmi dovrebbero essere assorbiti in gran parte dai bilanci dei Comuni; riordino dei servizi pubblici locali; velocizzazione della Conferenza dei servizi; rivisitazione del Cad (codice amministrazione digitale). Ieri la ministra Marianna Madia, intervistata da Sky, ha parlato di un taglio di 3mila partecipate nella fase di prima attuazione del nuovo testo unico.
Misure che insieme a quelle in arrivo su Camere di commercio, taglio degli enti inutili, riorganizzazione delle sedi periferiche e degli uffici territoriali del Governo potrebbero garantire, secondo alcune stime ufficiose dei tecnici, risparmi oscillanti dai 500 milioni agli 1,5-1,6 miliardi l’anno a seconda del grado di penetrazione sul tessuto burocratico. L’effetto risparmio nella migliore delle ipotesi potrebbe insomma essere anche pari a un decimale di Pil su base annua mentre, come è noto, la spinta alla crescita che è stata stimata con la piena implementazione di questa riforma vale lo 0,3% del Pil.
Il Governo non conferma le stime sulla minor spesa. Ma le ricadute di alcuni interventi attuativi della riforma Pa saranno sicuramente inglobate alla nuova fase di spending che il commissario Yoram Gutgeld dovrà mettere a punto per il 2017.
Il quadro sarà più chiaro quando sarà ufficializzata la versione definitiva dei primi 11 decreti attuativi. A una settimana dal varo i testi sono ancora oggetto di alcune limature e non dovrebbero approdare al Consiglio di Stato prima della prossima settimana. A puntare il dito su una gestazione troppo lunga da parte del governo dei provvedimenti attuativi è soprattutto l’opposizione, in primis Fi con Renato Brunetta, ex ministro della Pa e autore di una riforma in parte rimasta sulla carta. Alcuni perfezionamenti potrebbero riguardare il testo sulle partecipate, in cui potrebbe comparire l’inserimento di associazioni ed enti pubblici economici nel perimetro della Pa in senso stretto. Un’eventualità che, almeno sulla carta, apparirebbe in contrasto con l’obiettivo di ridurre, invece che ampliare, le articolazioni della Pa. È possibile anche che per quanto riguarda l’amministratore unico delle partecipate l’obbligo, almeno in una prima fase, interessi solo le piccole società. Il testo finale sulle partecipate pubbliche conterrà anche l’elenco delle aziende esentate dalle nuove regole in fase di prima applicazione.
Sul versante dei servizi pubblici locali, si starebbe poi valutando il perfezionando di alcune norme per orientarle maggiormente al trasporto pubblico locale. Con una sorta di mini-anticipo della proposta di riordino che sarà presentata nelle prossime settimane dal ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio. Ieri lo stesso Delrio nel corso di un’audizione in commissione Ambiente alla Camera ha detto che il «ministero ha preparato una riforma del Tpl che in parte verrà anticipata dentro i decreti attuati della Pa» in particolare in materia di gare. Proprio dal testo sui servizi pubblici locali potrebbe arrivare poi un contributo in termini di minor spesa soprattutto grazie a nuovi criteri di affidamento legati alle dimensioni ottimali e soprattutto, con la possibilità di affidarsi al mercato nel caso in cui non sia considerata strategica e indispensabile la partecipazione pubblica. Le partecipate potranno invece garantire risparmi sia attraverso la riduzione delle società, sia con gli interventi previsti su Cda e organismi societari.
Un altro contributo consistente arriverà dal capitolo relativo alle forze di polizia, a partire dalle misure sui beni strumentali e sulla razionalizzazione dei centri di spesa, che si dovrebbe ridurre anche con la nuova dislocazione delle forze dell’ordine sul territorio. Infine un effetto risparmio, sia pure di più lungo periodo, dovrebbe essere assicurato anche dal nuovo Cad con l’invio di certificati in formato elettronico (e non più cartacei) agli 8 milioni di possessori di Pec.
Davide Colombo e Marco Rogari – Il Sole 24 Ore – 28 gennaio 2016