Tanti saluti alla salute. Con i costi standard in alto mare il governo va sul sicuro e spreme i pazienti. Ma così elimina la prevenzione, l’unica arma contro le future spese croniche
Il governo a caccia di denaro mette nel mirino 208 esami diagnostici e scardina la prevenzione, la sola che può dare risparmi a lungo termine. I medici minacciano scioperi, i malati si preparano a metter mano al portafogli
di Fausto Carioti, da Libero. L’esecutivo riduce il problema a un malcostume italiano: nel nostro Paese si fanno troppi esami diagnostici a carico del sistema sanitario e il costo di questi «sprechi» è pari a 13 miliardi di euro. Ovviamente c’è del vero in questa “diagnosi” ed è chiaro che, come in ogni altro settore, pure qui c’è chi ci mangia sopra. Ma esistono motivi concreti per cui le cose funzionano in questo modo. Motivi che fanno della campagna del governo, all’apparenza donchisciottesca, l’ennesimo marchingegno per spostare il pagamento dei servizi di welfare dallo Stato alle famiglie (le cui tasse, in teoria, proprio a questo dovrebbero servire).
La prima e più importante ragione per cui le cose vanno così è la composizione demografica. L’Italia è il paese europeo con la maggiore percentuale di anziani: gli ultrasessantacinquenni sono il 21,4% della popolazione. Il paese alla parte opposta della classifica, l’Irlanda, in proporzione ne ha quasi la metà: il 12,6%. E le persone anziane tendono ad ammalarsi più facilmente e si recano più spesso dal medico, il quale prima di prescrivere la terapia li spedisce in ambulatorio a fare gli esami di rito. Si può imporre con la forza un giro di vite a questo meccanismo, minacciando i medici con le sanzioni, ma siccome alla base di esso c’è la natura umana, gli sforzi del legislatore possono produrre ben poco.
Il secondo motivo dell’andazzo è culturale. Intere generazioni sono state allevate al suono del mantra per cui «prevenire è meglio che curare». E la prevenzione passa anche attraverso gli esami diagnostici. I migliori esempi internazionali dimostrano che, se gestito in modo intelligente, un simile sistema nel lungo periodo fa risparmiare non solo vite umane e sofferenze (e la questione si potrebbe già chiudere qui), ma anche soldi: una diagnosi in più e un piccolo intervento chirurgico oggi possono evitare controlli, interventi e degenze molto più costose domani. E alzi la mano chi non ha un amico o un parente al quale una Tac prescritta per un motivo è servita a scoprire “miracolosamente” un malanno di tutt’altro genere. La verità è che in molti casi è impossibile stabilire che un esame è «inutile» sinché non lo si è fatto. Il problema del governo Renzi, però, è fare cassa oggi, non mettere in moto un sistema virtuoso in grado di produrre risultati domani. Così, contrordine: dal culto della prevenzione siamo passati al culto del massimo risparmio immediato. Che poi nemmeno rischia di esserci, come dimostra il caso degli esami allergologici: l’idea del governo di farli prescrivere solo in seguito a una visita specialistica sembra fatta apposta per aumentare il ricorso a queste ultime.
La terza ragione è legata al modo in cui le leggi e la giurisprudenza regolano il settore. I sindacati dei medici sostengono che il giro di vite del governo si tradurrà in «conflitto coi pazienti e forte contenzioso» e la loro è una paura molto comprensibile: la prescrizione di tanti esami si spiega anche col fatto che oggi una diagnosi sbagliata può costare milioni di euro e stroncare carriere, così prima di passare alla terapia i medici vogliono avere la migliore informazione possibile, a costo di prescrivere controlli in teoria superflui. L’unico modo per impedire che ciò avvenga è cambiare le leggi che regolano le responsabilità dei medici, ma farlo significherebbe entrare in un campo minato e metterci molto tempo, mentre Renzi ama le cose semplici da realizzare in fretta.
Non occorre un Nobel in Medicina o in Economia per capire come andrà a finire. I medici continueranno a prescrivere gli stessi esami di oggi, ma il governo, incapace di introdurre i costi standard, otterrà comunque qualche soldo in più: a pagare per i controlli che l’esecutivo giudica «inutili» saranno i soliti gonzi, già stratassati, ma costretti a mettere ancora una volta mano al portafogli perché di mezzo c’è la loro salute.
Libero – 24 settembre 2015