Sgravi sulla Tares a chi accoglie un cane. Negli ultimi mesi diversi Comuni si sono mossi in questa direzione, con un obiettivo duplice: da un lato dare un padrone a un animale che non ce l’ha, dall’altro far risparmiare cittadini e municipi. Gli sconti concessi ai singoli cittadini valgono centinaia di euro, ma le casse pubbliche ci guadagnano, se è vero che mantenere gli ospiti dei canili può far spendere anche 1.500 euro l’anno.
Dalla Sicilia all’Emilia
La lista dei Comuni coinvolti si allunga sempre di più. Pochi giorni fa è stato Francofonte (Siracusa) ad approvare un bonus fino a 450 euro. Nella stessa provincia c’è Solarino, tra i primi a credere nell’idea. «All’inizio ne abbiamo parlato quasi per scherzo – dice il sindaco Sebastiano Scorpo. – Poi la cosa si è concretizzata, e in due settimane la delibera era pronta». La giunta l’ha adottata ad agosto: prevede che il municipio si faccia carico della Tares di chi adotta un cane fino a un massimo di 750 euro annui. Se si accetta di prendersi in casa due animali, lo sgravio vale doppio, e va diviso su due immobili.
«Ogni ospite del nostro canile ci costa circa 4 euro al giorno – spiega il sindaco. – In un anno diventano quasi 1.500. L’iniziativa fa risparmiare noi e i cittadini, oltre a dare una famiglia a questi cuccioli, che è la cosa più importante». Finora ci sono state otto adozioni, su una trentina di cani presenti nella struttura comunale. E se qualcuno ne accoglie uno solo per avere lo sgravio, e poi lo maltratta o lo abbandona? «Due volte l’anno i vigili vanno a controllare che l’animale sia dove deve essere e che stia bene». Il sistema piace, non solo in Sicilia. «Mi hanno chiamato sindaci dalle province di Reggio Emilia, Bologna, Avellino. Volevano vedere la nostra delibera per adattarla ai loro territori».
La carica dei 104mila
Di «tendenza che si sta diffondendo in un momento di crisi» parla Carla Rocchi, presidente dell’Ente Nazionale Protezione Animali. «I Comuni hanno capito che per loro i cani sono un costo, e che se si vuol spingere ad adottarli un incentivo non fa male. Ovviamente servono controlli, per evitare che qualcuno aderisca solo per evadere le tasse». All’Ente il modello piace, «perché i canili vanno superati«. Di strada da fare ce n’è: nel 2011 in queste strutture sono entrati circa 104mila ospiti (dati del ministero della Salute).
«L’anno scorso abbiamo portato a termine migliaia di adozioni – racconta Rocchi. – I Comuni che non le promuovono fanno una stupidaggine». Di recente anche la Regione Lazio ha approvato un ordine del giorno che prevede sgravi per chi accoglie un cane. «La competenza però è dei municipi. Le Regioni non devono occuparsi delle adozioni, ma di far funzionare le Asl, che si occupano della sterilizzazione».
Mezzo milione di soldi pubblici
Tra i Comuni più grandi coinvolti c’è Lecce. Qui gli sconti non sono ancora stati approvati, sebbene se ne parli da mesi. «Al momento sono congelati, ma la delibera è già stata depositata – dice l’assessore Andrea Guido, che tra le sue deleghe ha quella al randagismo. – Il cittadino potrà risparmiare 600 euro in due anni. Ogni cane ci costa almeno mille euro l’anno, e ogni anno ne spendiamo circa 500mila per gestire le strutture che li ospitano». I controlli previsti sono serrati: le guardie eco-zoofile di alcune associazioni dovrebbero far visita all’animale almeno una volta al mese. «Molti Comuni della regione ci hanno chiesto le carte per promuovere iniziative simili. Abbiamo ricevuto decine di telefonate, da amministrazioni di destra e di sinistra». Il risparmio e l’aiuto agli animali non hanno bandiere di partito.
Il Sole 24 Ore – 11 gennaio 2014