Paolo Baroni. La buona notizia è che in extremis, col decreto milleproroghe, il governo mercoledì ha rinunciato ad aumentare di altri 2 centesimi al litro le accise sui carburanti ed ha cancellato l’aumento di un centesimo scattato a marzo per compensare l’abolizione dell’Imu sulla prima casa. Poi c’è l’Iva sugli ebook che scende dal 22 al 4% mentre i pellet saranno più cari, con l’Iva che sale al 22%. Almeno per il primo trimestre la bolletta energetica delle famiglie subirà un lieve calo: -3% la luce e -0,3% il gas.
La cattiva notizia è che, puntale come ogni inizio d’anno, anche il 2015 porta con sé una bella raffica di rincari di tasse, imposte e tariffe. Dai pedaggi autostradali alle multe, dai consumi di acqua alla birra, dagli alcolici alle sigarette (comprese quelle elettroniche), dai contributi che artigiani e commercianti devono versare all’Inps a quelli dei free lance.
Solo per effetto dei rincari tariffari, stimano Adusbef e Federconsumatori, le famiglie saranno chiamate a pagare 677 euro in più. Un rincaro che sommato alla crisi, alla sfiducia, e ad altre spese incomprimibili fa già temere per la stagione dei saldi che scatta tra oggi e domani. Secondo Confcommercio il numero di consumatori che effettuerà acquisti scenderà del 18,3%, mentre la spesa media delle famiglie non supererà quota 336 euro. Con buona pace di continua a sperare nella ripresa dei consumi.
La Stampa – 2 gennaio 2014