Il relatore Guerra (Pd) indica le correzioni obbligatorie: Casse di previdenza, fondi pensione, «minimi», fondazioni e Regioni. Dovrà diventare più soft l’aumento della tassazione sulla rivalutazione dei fondi per il Tfr destinati alla previdenza integrativa. E si dovrà agire anche su fondi pensione, casse di previdenza, fondazioni, minimi per i professionisti e Irap, prioritariamente per le Pmi.
A “consegnare” al Senato «il compito» di intervenire su questi capitoli, ai quali si aggiunte quello della semplificazione del Patto per le Regioni, è il relatore della legge di stabilità alla Camera, Mauro Guerra, nel suo intervento in Aula a Montecitorio, dove nel pomeriggio di ieri il Governo ha posto le tre fiducie sugli altrettanti maxiarticoli in cui è stato spacchettato il testo approvato dalla commissione Bilancio.
Le tre blindature, che portano a quota 32 le fiducie del Governo Renzi, saranno votate oggi anche se i tempi non saranno brevi perché la Capigruppo di Montecitorio, su richiesta di una parte dell’opposizione (non Fi) ha previsto dichiarazioni di voto su ogni articolo. Il via libera della Camera al testo nel suo complesso arriverà domani o, al più tardi lunedì, così come quello sulla legge di bilancio, che viaggia in parallelo alla “stabilità”.
Subito dopo comincerà, dall’inizio della prossima settimana, la partita al Senato che si annuncia non del tutto in discesa visto che molti dei nodi principali non sono stati affrontati a Montecitorio. Anche la minoranza Pd, che ieri ha garantito in blocco il voto favorevole alla manovra a differenza di quanto è accaduto per il Jobs act, chiedendo nuove correzioni al Senato, a partire da un ulteriore rafforzamento della dote per gli ammortizzatori.
Il Governo sta già lavorando ai nuovi ritocchi. In Aula il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, ha però anzitutto tenuto a fornire rassicurazioni sulle clausole di salvaguardia, in primis quelle sull’Iva: «Non le faremo scattare». E ha aggiunto che «entro il 2018 diventa credibile il conseguimento dell’obiettivo strategico» di raggiungere un livello di pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese pari a quello della Germania.
Tornando alla partita al Senato, Guerra non ha fatto nessun riferimento alla tassazione del Tfr in busta paga che per il Governo deve rimanere ordinaria e non più agevolata. Anche se a Palazzo Madama non è escluso un nuovo pressing per rivedere questa misura oltre quella sulla tassazione della quota di Tfr rivalutato attribuito alla previdenza integrativa che dovrebbe scendere dal 17% fissato ora dalla manovra al 14-15% senza però tornare all’11% fin qui in vigore. Un’analoga operazione scatterà per il prelievo sui rendimenti dei fondi pensione che dovrebbe scendere dal 20% al 17% ma non, anche in questo caso, all’attuale 11% (v. Il Sole 24 Ore di ieri). Guerra ha anche indicato altri capitoli su cui Palazzo Madama dovrà «alleggerire» il peso fiscale: «Fondazioni e Casse di previdenza» per le quali si sta ipotizzando un ritorno della tassazione al 20% azzerando in toto il previsto aumento al 26%. Guerra ha poi ricordato l’impegno del Governo a intervenire sull’Irap, prioritariamente per le Pmi, e sui cosiddetti minimi per i professionisti. Ci sono poi i capitoli della “patrimoniale sui macchinari” (imbullonati) e della local tax. Anche se in quest’ultimo caso, visti anche i tempi stretti a disposizione del Senato, non è del tutto escluso il ricorso a un provvedimento ad hoc a fine anno.
Il Sole 24 Ore – 29 novembre 2014