Cristina Insalaco. Lasciare Fido a casa da solo mentre si è al lavoro, crea spesso parecchie preoccupazioni ai proprietari. Ci sono cani che patiscono il distacco, che si agitano e hanno paura. Atri abbaiano disturbando i vicini, o peggio distruggono oggetti e divani in risposta al loro malessere. Perché loro sono animali sociali, ed è per questo che in natura rimangono in branco.
«Per evitare la nevrosi da solitudine di Fido, e per rasserenare la vita i padroni, in Inghilterra, Germania e Olanda molte aziende hanno introdotto la possibilità di portare i cani in ufficio – dice Marco Bravi, responsabile Enpa di Torino -, nel Nord Europa è un’abitudine diffusa. In Italia un paio di anni fa “Purina” ha cominciato a lasciar entrare i dipendenti con i quattro zampe al seguito, e l’idea sta funzionando abbastanza bene. Anche se ci sono stati alcuni problemi di convivenza, e per attenuarli è stata costruita una piccola area dedicata a loro in sede». Esperienze dirette e studi, comunque, dimostrano i benefici degli animali sul luogo di lavoro. Una ricerca condotta dalla Virginia Commonwealth University dice che un cane crea meno stress, più collaborazione e comunicazione tra colleghi, e maggior soddisfazione professionale. Proprio per questo a Tokyo l’azienda Ferray Corporation ha «assunto» nove gatti, che possono girare liberamente tra i lavoratori. Risultato: è migliorata la produttività.
In Consiglio comunale
A Torino il consigliere comunale Giuseppe Sbriglio ha lanciato a riguardo una proposta: introdurre la possibilità di portare in ufficio i cani adottati in canile. Per il momento la sua interpellanza è rivolta solo ai dipendenti del Comune, ma l’idea è che lo facciamo anche le aziende private. «I rifugi di Torino hanno un numero di ospiti sempre più numeroso – dice Giuseppe Sbriglio – e lo stazionamento temporaneo degli animali spesso si prolunga per anni». Un modo per svuotare i canili secondo lui potrebbe essere quello di permettere a Fido di entrare in ufficio. «Molte persone desidererebbero adottare un cane, ma per timore di lasciarlo a lungo da solo evitano un affido – continua il consigliere -. Se però ci fosse l’opportunità di tenere il proprio quattro zampe sotto la scrivania, con ogni probabilità aumenterebbero le adozioni».
La Stampa – 25 febbraio 2015