Treviso. Poster choc dei vegani: bimbo a pezzi in vaschetta
Un bambolotto (così simile a un neonato da poter ingannare un occhio disattento) ridotto in pezzi e confezionato sottovuoto in una vaschetta uguale a quella in cui viene venduta la carne al supermercato. E sul cellophane, una etichetta recita: «Umano doc. Orig.: Italia». E’ il manifesto choc prodotto dall’associazione vegana «Campagne per gli animali», con sede in via Callaltella a Monastier.
I poster della campagna pubblicitaria «Che mangi oggi?» sono già stati affissi a Pordenone, Torino e da ieri anche a Grosseto. «Gli animali non sono cose. Quando li mangi o li sfrutti, mangi qualcuno. Non qualcosa. Diventa vegan», si legge sul manifesto. Numerose e inevitabili le critiche arrivate da più parti per l’immagine scelta. In rivolta un gruppo di mamme nel Pordenonese, oltre ad alcune associazioni piemontesi, tra cui la Cia di Cuneo. E la polemica è destinata ad amplificarsi con la diffusione del manifesto. «La nostra è una provocazione e le critiche sono ciò che cerchiamo», spiega Adriano Fragano, presidente di “Campagne per gli animali”, «L’immagine è forte, ma a pensarci bene nessuno si scandalizza per le immagini che si vedono in televisione, nei film d’azione ma anche nei cartoni animati e nei programmi in fascia protetta. La questione del cibo è forte, le persone si sentono colpite nel vivo».
Ma come è nata l’idea di “inscatolare” il bambolotto? «Anni fa si svolgevano delle performance nelle piazze, con gli attivisti vegani che si facevano avvolgere nel cellophane a difesa degli animali. A noi è venuta l’idea del bambolotto smembrato, che rappresenta un parallelo con la carne che troviamo normalmente al supermercato e a vederla non ci fa né caldo né freddo», chiarisce il presidente Fragano, «Siamo abituati a vedere gli animali come cose, a sfruttarli. L’effetto shoccante della pubblicità è legato al fatto che ciò che è nella vaschetta appartiene alla nostra specie. Potrebbe, insomma, essere nostro figlio o un nostro caro». “Campagne per gli animali” non è nuova a manifesti-choc, che Fragano definisce «pubblicità progresso a favore degli animali»: in un poster precedente era stata fotografata una donna chiusa in una gabbia e al suo fianco una scrofa, anch’essa dietro le sbarre. A breve i manifesti dell’associazione di Monastier arriveranno anche in altre parti d’Italia, tra cui a Firenze e in Lombardia, grazie alla mobilitazione di associazioni vegane che raccolgono i fondi per sostenere la stampa e le tasse di affissione (il file viene dato gratuitamente da “Campagne per gli animali”) o di privati che hanno sposato la filosofia vegana e antispecista. E nella Marca? «Ci stiamo organizzando», conclude Fragano. La sua iniziativa è destinata a creare polemica: già ieri erano decine i commenti alla notizia pubblicata sulla pagina facebook de La Tribuna, tra favorevoli e contrari a confrontarsi sul tema.
La Tribuna di Treviso – 1 marzo 2013