Erano cinque, sono diventati cinquanta, oggi sono circa quattrocento. I conigli hanno invaso e colonizzato la Penisola del Paradiso, piccolo rifugio verde ai piedi delle mura di Treviso, lungo il Put esterno. Abbandonati nel corso degli anni dai trevigiani, irresponsabilmente portati a disfarsi degli animaletti quando in casa sono considerati di troppo, da curiosa presenza si sono trasformati in un problema.
Non solo per il loro moltiplicarsi a dismisura, ma perché scavano profonde tane che mettono a rischio la tenuta delle rive. È vero che ai bambini piacciono, e che vedere l’isolotto popolato di cuccioli talvolta è pittoresco e simpatico, ma i danni sono maggiori di quanto il pubblico possa immaginare.
Il Comune ha quindi lanciato una campagna di adozione delle bestiole. La collaborazione con l’associazione «Animali esotici e conigli» ha messo nelle mani di Ca’ Sugana la soluzione. I coniglietti nani, animali da appartamento, che oggi popolano il lungomura «sono varie centinaia» ha spiegato il portavoce dell’associazione Fabrizio Benini, veterinario, e devono diventare una decina, massimo una quindicina.
I volontari si occuperanno del recupero degli esemplari, della sterilizzazione delle femmine e delle verifiche sanitarie. Successivamente, alcune femmine non più fertili potranno tornare sulla Penisola del Paradiso; niente maschi, categorico. Per gli altri animali invece si apriranno le adozioni: anche non solo un coniglio per volta, ma in gruppi; e non solo a casa di privati cittadini, ma in fattorie didattiche, asili o scuole.
La proliferazione degli animaletti saltellanti sulla Penisola del Paradiso è diventata un’emergenza. Quando i primi sono stati scaricati nottetempo lungo le mura, hanno trovato un habitat ideale: ci sono acqua, cibo e tranquillità. Per il Comune non si tratta di una spesa, quindi, ma di un problema di gestione del patrimonio. Così, la disponibilità dell’associazione è stata colta al volo, e potrà porre rimedio a un fenomeno che rischia di diventare preoccupante.
«La colpa è di cittadini irresponsabili che hanno abbandonato gli animali in un luogo in cui è vietato farlo, scaricandoli sulle spalle dell’amministrazione – ha commentato l’assessore Luciano Franchin -. Inoltre, abbandonare un animale è un reato punito dal codice penale. Per questo installeremo dei cartelli che lo sottolineano chiaramente, indicando il divieto e le relative conseguenze, e delle telecamere per controllare l’area».
Altro pericolo animale lungo i fossati esterni e interni sono le nutrie: scavano tane e buche che fanno crollare gli argini. Franchin ha annunciato che a breve incontrerà i Comuni vicini per elaborare una strategia e affrontare anche queste bestiole, che continuano a proliferare.
Silvia Madiotto – Il Corriere del Veneto – 2 ottobre 2015