Nel 2012 sono stati superati i 62,3 milioni di presenze Più stranieri e meno italiani, ma si sono dovuti ridurre i prezzi. Riducendo gli incassi le strutture ricettive del settore sono riuscite ad aumentare anche la quota di tedeschi, che restano i più affezionati
Non si è ripetuto il record storico dello scorso anno, ma il Veneto si conferma in scioltezza prima Regione turistica d´Italia anche per il 2012, con 62,3 milioni di presenze, delle quali il 64,8 per cento di stranieri, e 15,8 milioni di arrivi (con quasi la stessa percentuale di stranieri: 64,7%). «Tradotto in altri termini – spiega una nota della Regione – ogni sei pernottamenti in Italia, uno (e qualcosa di più) è registrato in Veneto». I motivi del primato del Veneto sono in vetrina da oggi a domenica alla Bit, la Borsa italiana del turismo che torna nel polo fieristico milanese di Rho-Pero.
PIÙ STRANIERI, MENO ITALIANI. «Il Veneto conserva insomma il suo appeal mondiale come regione ospitale e terra del bello, del buono e dell´accoglienza – sottolinea l´assessore regionale al turismo Marino Finozzi – anche se, in questo quadro sostanzialmente luminoso per un´annata critica come quella trascorsa, non mancano le ombre. I numeri confermano infatti la pesante crisi economica che morde sempre più gli italiani. Il dato positivo degli arrivi e quello non negativo delle presenze (che calano di pochissimo, nel 2011 era 63,4 milioni) è infatti ottenuto grazie al turismo straniero, mentre quello nazionale è crollato, soprattutto nella seconda metà dell´anno, con una diminuzione complessiva dell´8,7 per cento sulle presenze e del 2,9 per cento in termini di arrivi. Il che significa che intere famiglie italiane hanno rinunciato alle vacanze e che in ogni caso la durata delle vacanze è molto più ridotta che in passato».
PREZZI RIDOTTI. I numeri di arrivi e presenze non hanno lo stesso valore degli anni passati: per mantenere soprattutto la clientela tedesca – è la più affezionata e rappresenta da sola il 22,4 per cento di tutti i pernottamenti (è aumentata: +1,9% in arrivi e +2,6% in pernottamenti) – «i prezzi sono stati per così dire contingentati, con riflessi sul reddito delle imprese. Queste hanno tenuto, ma ci saranno maggiori difficoltà ad investire sulla promozione e sulla qualità dell´offerta di un comparto che rimane economicamente il più interessante, soprattutto per il Veneto, e soprattutto non è delocalizzabile».
«RIDURRE LE TASSE». Il turismo – rimarca Finozzi – si conferma come il più importante settore economico regionale e nazionale, ma per farlo crescere «bisogna aumentare la concorrenzialità, ovvero diminuire i prezzi. Gli imprenditori hanno già fatto e ampiamente la loro parte, forse anche troppo se penso che in questo settore l´investimento deve essere continuo. È invece lo Stato che dovrebbe impegnarsi di più, a cominciare dalla riduzione del peso della fiscalità. È quest´ultima che porta la nostra offerta a costare da un quarto ad un quinto in più di quella del resto d´Europa e circa il doppio di quella di altre destinazioni turistiche mondiali. Significa ridurre l´Iva, il costo del lavoro, le tasse sul reddito in generale ed eliminare tutti quei balzelli, Imu e tassa di soggiorno compresa, che servono solo a fare cassa in amministrazioni pubbliche esauste, ma colpiscono la stessa possibilità di far crescere la ricchezza».
16 febbraio 2013