Andrea Rossi. All’Asl To5 si lavora troppo. Così tanto che nei giorni scorsi ai vertici dell’azienda sanitaria è stato notificato un verbale, preludio di una sanzione amministrativa. Secondo gli ispettori inviati dal pm Raffaele Guariniello, dopo la denuncia presentata da una trentina di lavoratori, agli infermieri e operatori sanitari del distretto di Chieri, Carmagnola, Moncalieri e Nichelino capita spesso di superare il limite massimo delle 13 ore di lavoro al giorno.
Gli ispettori del lavoro e la polizia giudiziaria della procura hanno svolto un’indagine a campione sui turni di lavoro di 500 dipendenti dell’Asl tra il 2012 e il 2015 da cui sono emerse le violazioni contestate al direttore generale Maurizio Dore. Non si tratta di rilievi penali, bensì di violazioni amministrative, il mancato rispetto della legge 66 del 2003, che – recependo alcune direttive europee – ha disciplinato l’organizzazione dell’orario di lavoro.
L’accordo con i dipendenti
Per l’azienda sanitaria è quasi una beffa. Nel 2013 i vertici avevano concordato con il personale una sperimentazione: i turni di lavoro sarebbero passati da 8 a 12 ore permettendo così ai dipendenti di concentrare l’impegno in alcuno giorni avendone di più a disposizione per la famiglia e il tempo libero. In questo modo, infatti, infermieri e operatori socio-sanitari avrebbero lavorato tre giorni a settimana. Dopo la sperimentazione il nuovo orario era diventato la regola, con l’aggiunta di un ulteriore tassello: le chiamate in pronta disponibilità, ovvero reperibilità. Il personale, in sostanza, agganciava la reperibilità prima o alla fine del turno di lavoro. Un altro sistema utile all’Asl per risparmiare e ai dipendenti per avere poi più tempo libero, che tuttavia portava in alcuni casi infermieri e Oss a superare abbondantemente le tredici ore, limite massimo fissato per legge. Alle dodici ore del turno si aggiungevano infatti le ore eventualmente lavorate in reperibilità. Ecco la contestazione rivolta all’Asl dagli ispettori del lavoro.
La retromarcia
«A fronte dei rilievi l’Asl ha ritenuto, come forma di tutela, di tornare ai turni di otto ore, anche se il contatto ne prevede dodici», spiega il direttore generale dell’azienda sanitaria Maurizio Dore. Il quale però ribadisce che la modifica dell’orario non solo era stata concordata, ma addirittura richiesta dal personale. L’esposto alla procura, firmato da una trentina di lavoratori (su 750), nasce dall’iniziativa di un sindacato autonomo. E ha scatenato un putiferio nella aziende sanitarie, in cui i turni di dodici ore sono la regola quasi ovunque e o dove adesso i direttori generali meditano – come Dore dell’Asl To5 – di fare marcia indietro. Forte anche la reazione degli altri sindacati: nei giorni scorsi Cgil, Cisl e Uil hanno diffuso nel distretto chierese un volantino in cui si comunica il dietrofront del direttore generale lamentando le possibili conseguenze, «professionali e di vita». Dore allarga le braccia: «Da parte nostra se l’ispettorato del lavoro riconosce che ci sono violazioni, ancorché concordate, è chiaro che l’azienda non può che adeguarsi».
La Stampa – 22 marzo 2015