di Paolo Del Bufalo. L’ateneo meno caro è quello di Cosenza, che per scienze della formazione (dove i posti sono limitatissimi in tutta Italia) applica una tassa di 20 euro
Per l’ammissione ai corsi di laurea a numero chiuso uno studente ha pagato quest’anno 160 euro all’Università San Raffaele di Milano (ma solo per medicina), 21 a quella di Cagliari. È una vera e propria giungla di tariffe quella che gli atenei hanno scelto di applicare, grazie alla loro autonomia, ai test di ammissione alle lauree a numero chiuso. Quelle “europee”, cioè con analoga disciplina in tutto il continente.
E non solo la differenza si fa sentire tra università, ma anche a volte all’interno dello stesso ateneo. Così ad esempio il test alla San Raffaele costa 160 euro per medicina, ma scende a 110 per le 22 professioni sanitarie (infermieri, ostetriche, fisioterapisti, tecnici sanitari, che rappresentano il contingente maggiore di posti a bando – oltre 27mila – e la loro tariffa fa da media). Allo stesso modo, l’università meno cara sarebbe quella di Cosenza, che per il test in scienze della formazione (dove però i posti sono limitatissimi in tutta Italia, poco più di 5mila) applica una tassa di 20 euro, contro i 30 che lo stesso ateneo fa pagare per architettura.
Un mercato di tariffe che ha fatto incassare negli ultimi mesi agli atenei italiani quasi 14 milioni di euro, concentrati soprattutto (oltre 11,5 milioni) sulle lauree di area medica che assorbono oltre l’80% delle domande di ammissione e più del 75% dei posti a bando. Un incasso per le università, una spesa non indifferente per gli studenti: a essere ammessi, su quasi 250mila domande (196mila in area medica), sono circa 58-59mila giovani e per gli altri la tassa rimane a fondo perduto.
A fare i conti su tasse e domande di ammissione all’anno accademico 2013-2014 è Angelo Mastrillo, segretario della Conferenza dei corsi di laurea delle professioni sanitarie e membro dell’Osservatorio delle professioni sanitarie del minis ero dell’Università, che ha pubblicato la sua elaborazione sul settimanale Il Sole-24 Ore Sanità in distribuzione da domani.
Le differenze sono fortissime: per medicina, che ha il range maggiore tra i gruppi di lauree a numero chiuso, rispetto a una media di 61,73 euro si sale ai 160 del San Raffaele di Milano e si scende fino ai 21 di Cagliari. E le medie per gli altri settori sono di 56,7 euro per le professioni sanitarie, 52,75 per veterinaria, 48,54 per architettura e 48,54 per formazione primaria, tutte calcolate però tra massimi oltre i 100 euro e minimi di circa 20.
«È una differenza sicuramente legata al periodo attuale di crisi che porta gli atenei a cercare risorse dove possono per fare cassa»,spiega Eugenio Gaudio, presidente della Conferenza dei presidi delle facoltà di medicina. «Oggettivamente però – aggiunge – la cifra ragionevolmente corretta è tra 50 e 60 euro, massimo 70, anche perché si tratta praticamente solo di università pubbliche. Le private probabilmente rincarano le quote, anche perché ricevono meno risorse da parte dello Stato». Ed è proprio sulle private che presidi e ministero dell’Università puntano il dito. Con la richiesta formale di uniformare date e contenuti degli esami: «Abbiamo chiesto che si converga tutti sullo stesso giorno – spiega Gaudio – perché tutti gli studenti devono essere nelle stesse condizioni e con pari opportunità: a Roma uno studente può fare il test negli atenei pubblici e poi anche alla Cattolica e al Campus biomedico; lo studente di Cagliari ha una sola possibilità». E anche perché alla fine lo studente di Roma potrebbe aver speso oltre 300 euro di test di ammissione contro i 21 di quello di Cagliari, senza per questo avere certezze sull’ammissione.
La media dei costi è comunque in costante aumento. Nell’area medica – la più pesante sia numericamente che dal punto di vista economico – nel 2011-2012 la media nazionale della tassa di esame era 51,8 euro, nel 2012-2013 si è passati a 54,1 euro e per quest’anno accademico si sale ancora fino a 56,5 euro e fino ai 61 di medicina, con un aumento costante del 2,4% ogni anno accademico, che si concentra in realtà solo su poche università. A Torino ad esempio la tassa per le professioni sanitarie tra il 2012-2013 e il 2013-2014 è più che triplicata (da 30 a 100 euro), mentre è raddoppiata a Messina (da 45 a 90). Ma c’è anche chi, crisi o non crisi, le tasse le ha tagliate: Verona e Roma Tor Vergata, sempre per le lauree di area medica, le hanno dimezzate passando rispettivamente da 100 a 50 euro e da 70 a 35 euro.
Il Sole 24 Ore – 23 settembre 2013