La riorganizzazione manageriale delle Usl, decisa dalla Regione, porta per Treviso una rivoluzione. In vista di un futuro in cui l’Usl 9 di Treviso sarà destinata ad accorparsi con San Donà. E ciò in controtendenza con il resto del Veneto, che va invece verso le aziende provinciali. E infatti il primo passo è che tre settori chiave – risorse umane, approvvigionamento-logistica e provveditorato-acquisti – dell’Usl 9 verranno gestiti in un nuovo ambito con l’Usl 10 San Donà-Portogruaro, il cui territorio arriva fino al litorale jesolano.
Usl 7 e Usl 8, le altre due aziende della Marca, fanno invece polo unico fra Pedemontana e Piave. La scoperta è avvenuta in Regione, quando è stata trasmessa la delibera 159 del 10 dicembre 2013, il cui titolo è “Linee guida per l’allocazione per ambiti territoriali ottimali delle unità operative complesse”.
Ovvero una parte del fatidico piano socio-sanitario approvato ancora nel 2012, e poi armonizzato dalla giunta del governatore Luca Zaia con la fatidiche schede ospedaliere di razionalizzazione dei reparti: un atto che rientra nel più vasto piano di spending review che viene già letto come il laboratorio dei futuri accorpamenti destinati a calare la scure sull’organizzazione della sanità veneta. Ero stato un emendamento del consigliere regionale Diego Bottacin a chiedere, per questi tre settori e per anatomia patologica (e per i laboratori di analisi), di definire degli ambiti ottimali. E la giunta Zaia aveva recepito quello e altri emedamenti, finchè nei giorni scorsi, nella fatidica seduta della V commissione, non è emerso il parere positivo.
Prove di fusione futura con San Donà e Portogruaro? È quello che hanno pensato tutti, da Venezia al Ca’ Foncello, fino a Borgo Cavalli, sede direzionale dell’Usl 9. Da San Donà, dall’Usl 10, è inoltre appena arrivata la nuova direttrice degli ospedali di Treviso e Oderzo, Patrizia Benini. E a San Donà è attualmente direttore generale dell’Usl 10 il trevigiano Carlo Bramezza, già direttore di casa Marani a Villorba, un tempo fra i migliori allievi della scuola politico amministrativa di Carlo Bernini, che del welfare fece uno dei suoi cavalli di battaglia. E oggi Bramezza è molto gradito all’assessore regionale al Sociale Remo Sernagiotto.
Diego Bottacin, consigliere di Verso Nord, preferisce restare al presente: «Vedere che Treviso venga messa con il Veneto orientale, creando di fatto un singolo asse Treviso-Portoguraro via San Donà, è una sorpresa assoluta, che al di là di uno sconcerto alimenta serie preoccupazioni per il futuro. Non saranno le attività strettamente sanitarie, ma di fatto sono attività capitali per l’organizzazione dei servizio e per le stesse scelte strategiche». E ancora: «Mi chiedo e chiedo al presidente Zaia e agli assessori Coletto e Sernagiotto: c’è forse l’idea di accorpare in futuro l’Usl 9 a San Donà? Uno scenario, lo dico subito, che mi vedrà fermamente contrario, perché cozza con tantissime esperienza attivate sin qui, e che vedevano operare di concerto le tre Usl della provincia di Treviso. Non solo, storicamente l’Usl di Treviso ha spesso costituito il capofila di grandi progetti, o ha ricoperto funzioni elevate anche per tutto il Bellunese: qui non c’è nemmeno un ’idea di continuità e di omogeneità territoriale».
Bottacin ricorda inoltre che sull’altro ambito da lui ipotizzato, l’anatomia patologica, la Regione ha scelto una linea: i bacini provinciali: «Siamo passati da 21 unità con primari a 7, con vantaggi sia per la casistica che per la concentrazione dei laboratori… Ma perché allora per gli altri ambiti si cambiano i criteri e le geografie?».
La Tribuna di Treviso – 24 febbraio 2014