Sui vaccini da «mercato parallelo». il presidente della Regione, Luca Zaia ribadisce: «Era un dovere verificare le offerte». Ieri è arrivata una doccia fredda dal ministero della Salute: «L’Italia è stata la promotrice dell’Alleanza per i vaccini con altri paesi europei. Oltre a questo meccanismo non ve ne sono altri al momento. Qualsiasi altro nuovo canale dovrà passare per un aggiornamento delle regole del meccanismo europeo. L’apertura di Arcuri? Solo una forma di avviso prudenziale» dice il ministero della Salute. Il gran discutere di offerte giunte attraverso «intermediari» più o meno affidabili alle Regioni, Veneto in testa, potrebbe aver avuto un effetto pressing sulle «big pharma» che però, ufficialmente, continuano a smentire qualsiasi canale di vendita extra accordi Ue.
A complicare il quadro c’è l’indagine «umbro-veneta» guidata dal procuratore Raffaele Cantone da Perugia su un falso intermediario che il 28 gennaio, un giorno prima dell’approvazione Ema, ha proposto all’Umbria un lotto di vaccini Astrazeneca. La segnalazione è partita dal trevigiano Claudio Dario ora dg della sanità umbra con il veronese Luca Coletto assessore regionale a Perugia. Dalla procura perugina è partita la richiesta di acquisizione di atti alla Regione Veneto. Vale a dire tutta la documentazione relativa alle offerte fatte alla Regione per capire se ci sono collegamenti fra i soggetti proponenti e il messinese che si spacciava per diretto rappresentante di Astrazeneca e che ha proposto lotti di vaccini all’Umbria. Si procede per tentata truffa a danno di un ente pubblico e sostituzione di persona. Il forte dubbio è che si sia presentato anche a Palazzo Balbi. Così ieri il dg della sanità veneta, Luciano Flor che ha in mano in via esclusiva la partita, come ha ribadito a più riprese Zaia, è stato sentito ieri per quattro ore dai Nas di Treviso che hanno competenza anche per Venezia. Secondo l’Ansa Flor «ha spiegato agli investigatori che la Regione Veneto si è mossa settimane fa per verificare se ci fosse un’eventualità di reperire sul mercato vaccini anti-Covid. In tal senso ha informato l’Aifa e, non avendo avuto un’opposizione da parte dell’agenzia del farmaco, ha proceduto in queste attività». Flor avrebbe chiarito che «l’indagine avviata era ed è a carattere conoscitivo, e non è stata finora avviata alcuna trattativa: si voleva, cioè, accertare se vi fossero basi concrete, e nel contempo acquisire tutte le informazioni relative sia alle figure dei mediatori che del prodotto proposto». Flor ha consegnato le documentazioni in possesso alla Regione: la corrispondenza inviata e ricevuta in risposta, i nomi di quanti si erano messi in contatto con l’amministrazione di palazzo Balbi. Risultato: sarebbero una ventina i promotori i cui nomi sono ora all’attenzione dei Nas per ulteriori approfondimenti. A partire dall’eventuale presenza del sedicente rappresentante di Astrazeneca al centro dell’indagine di Cantone. Zaia ieri ha annunciato: «Sono stato io a chiedere a Flor di scrivere ai Nas per informarli, la lettera è del 12 febbraio e concerne la richiesta di autorizzazione inviata dalla Regione ad Aifa». Per poi commentare: «Bene l’inchiesta. Sono molto ansioso di vedere l’esito delle verifiche dei Nas».
Il procuratore Cantone, da parte sua, spiega di non aver avuto ancora gli esiti della delega ai Nas trevigiani: «Abbiamo chiesto la consegna di una serie di atti e ovviamente anche precisato che si sarebbe potuto sentire persone a chiarimento sui documenti. Non so se questa vicenda è collegata alla nostra indagine. Certo è che la situazione non è semplice come sembrerebbe». Il dubbio è, davanti al dilagare di sedicenti brooker, che sia il momento di dividere il grano dal loglio. «Io ho paura ci sia solo loglio, ma questo lo vedremo» conclude Cantone.