«Tra le pieghe della Legge di stabilità presentata dal Governo Letta emerge un accanimento incomprensibile verso il Veneto». A sostenerlo è Roberto Ciambetti, l’assessore al bilancio della Regione. Solite geremiadi leghiste contro Roma ladrona, si dirà.
Ma lo sgobbone Ciambetti, cui il governatore Zaia ha affidato l’ingrato compito di mantenere in equilibrio i conti, documenta la denuncia in dettaglio: «Nella nostra regione, che vanta un residuo fiscale di 21 miliardi, con i cittadini che mediamente versano allo Stato a 4200 euro l’anno in più di quanto ricevano, l’esecutivo ha fissato un tetto alla spesa degli enti locali di 312,14 euro pro-capite, la cifra più bassa in Italia assieme a quella lombarda».
Non si tratta di quattrini elargiti da Roma o di introiti aggiuntivi che aggraverebbero l’indebitamento; ma di fondi dei contribuenti veneti che giacciono, congelati, nelle casse della Tesoreria centrale: «Questa scelta scandalosa, che non è dettata dall’Unione europea ma risponde esclusivamente ai parametri della burocrazia romana, riconosce al cittadino veneto una capacità di spesa inferiore del 18,84% rispetto alla media nazionale, mentre siamo ben lontani dal tetto previsto per i lucani, 933,23 euro pro-capite, i molisani, 833,48 o gli umbri, 620,46».
A indispettire Ciambetti è soprattutto l’iniquità del trattamento riservato a fronte di una gestione virtuosa delle risorse: «In Veneto la spesa pubblica complessiva, al lordo degli interessi sul debito, è la più bassa in assoluto del Paese, con 7.934 euro pro-capite contro i 9.357 nazionali cioè -1521%. Da sole queste cifre mandano a gambe all’aria il principio dell’uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione Italiana che vieta ingiustificate disparità di trattamento tra cittadini».
Il Veneto non è il solo a uscire malconcio dalla legge di stabilità… «È vero, il tetto punisce in maniera incomprensibile anche realtà che stanno affrontando un lungo processo di risanamento, come la Puglia per la quale il governo propone un obiettivo di 322 euro pro-capite, lontanissimo dalla media nazionale: il presidente Vendola ha tutte le ragioni per protestare».
E oltre alle lagnanze? «In sede di Conferenza delle Regioni io cercato invano di bloccare questa ripartizione ingiusta e poi ho segnalato alla più alte cariche dello Stato l’iniquità della situazione. Ora, forse, è il caso che i nostri parlamentari, in sede di discussione della legge, smettano le magliette d i appartenenza delle rispettive forze politiche, facciano per una volta un gioco di squadra indossando la casacca del Veneto».
Filippo Tosatto – Il Mattino di Padova – 28 ottobre 2013