Destinati alla chiusura, gli uffici sono deserti da dicembre. Giorgetti: «L’ente è commissariato, è il budget necessario per l’ordinaria amministrazione»
Dal dicembre del 2010 non fa più nulla: non un corso, non un seminario, non una lezione o una giornata di studio qualunque. Dal dicembre del 2011 non conta più neppure un impiegato: gli uffici di Passaggio Gaudenzio, Padova, sono desolatamente vuoti. E da 6 mesi è rimasta orfana pure del direttore, l’ultimo superstite rimasto, che ha preferito abbandonare il rispettabile stipendio da 92 mila euro lordi l’anno per prendere servizio alla Polizia provinciale di Padova. Eppure, nonostante sia una macchina dal motore arrugginito (per non dire del tutto fermo), la Scuola regionale per la sicurezza e la polizia locale continua a drenare soldi dalle casse esangui della Regione, nell’attesa che qualcuno la rottami definitivamente consegnandone il ricordo alla storia. A voler essere precisi, l’ultima delibera, datata 2 ottobre, le assegna 115 mila euro. Si dirà: non è una gran cifra, di fronte ad un bilancio da 13 miliardi. Vero, se si guarda ai valori assoluti. Ma voi dareste anche solo 50 euro a qualcuno impegnato a non muovere un dito? «Sono i soldi necessari all’ordinaria amministrazione – spiega l’assessore alla Sicurezza Massimo Giorgetti – fino a quando il commissario non avrà completato la procedura di chiusura dell’ente, non si può fare altrimenti. Mica si possono chiudere i rubinetti dall’oggi al domani».
Il commissario si chiama Marilena Desiderio e per il suo lavoro, è bene precisarlo, non percepisce un euro (così sta scritto nel decreto di nomina, datato maggio 2012). A lei spetta il compito di «assolvere gli ultimi adempimenti di carattere fiscale, tributario e gestionale che risultano inderogabili ed obbligatori ». Un mesto finale per la Scuola che, nata nel 2006, avrebbe dovuto occuparsi in modo permanente «della formazione e dell’aggiornamento » dei vigili urbani del Veneto e, più in generale, «di ogni altra iniziativa formativa, di documentazione, di ricerca, comunicazione e informazione» in materia di sicurezza. La partenza fu di quelle fulminanti: 9.046 ore di lezione e 985 partecipanti solo nel primo anno, cui seguirono seminari sull’immigrazione, sulla guida sicura, sull’abusivismo, sulla contraffazione dei documenti, sulla «comunicazione dell’evento luttuoso», la cattura della fauna selvatica, l’utilizzo delle sciabole durante le cerimonie ufficiali e perfino il modo più corretto e distensivo per approcciare l’automobilista beccato sul fatto (e multarlo, ovviamente). L’ultimo anelito di vita risale al novembre del 2010: un corso di aggiornamento sulle novità del Codice della Strada, a Villa Emo. Da allora, più nulla. Per questo la scuola è stata inserita l’anno scorso nel lungo elenco degli enti da «razionalizzare». Il punto è: quanto ci vorrà, per chiudere i rubinetti?
Corriere del Veneto – 25 ottobre 2012