«Veneto primo in Italia». Il vantaggio è triplice: far tirare un po’ il fiato a strutture sanitarie cariche di lavoro, risparmiare sui ricoveri nelle stesse (400 euro al giorno a paziente contro una cifra ipotizzata di 100) e inserire il malato in una cornice più piacevole.
Il tutto alla base della sperimentazione che partirà alla fine dell’anno in Veneto, per allargarsi poi a Emilia e Toscana, che contempla la riabilitazione alle terme. Una commissione creata ad hoc dalla Regione e guidata dai professori Massimo Fini (direttore scientifico dell’Irccs San Raffaele di Milano, nonchè fratello dell’ex presidente della Camera Gianfranco)e Pier Carlo Muzzio (dg dell’Istituto oncologico veneto) selezionerà un massimo di quattro alberghi tra Abano e Montegrotto in possesso dei requisiti adatti (personale, cioè medico e fisioterapisti, standard assistenziale e attrezzature di alto livello) ad accogliere due gruppi di utenti. Corrispondenti ad altrettanti protocolli. Uno include soggetti colpiti dal Parkinson e l’altro persone sottoposte a interventi di protesi d’anca: tra 80/100 pazienti a protocollo (costo totale della sperimentazione: 200 mila euro, versati dalle tre Regioni coinvolte e da Federterme).
«I due gruppi saranno messi a confronto con altrettanti composti da pazienti sottoposti a riabilitazione classica, per vedere se le terme diano il valore aggiunto ipotizzato — spiega il professor Fini —. Una volta appurato, le cure termali potranno essere applicate anche alla riabilitazione cardiologica, ortopedica, respiratoria e neurologica. Gli alberghi scelti dovranno mettere a disposizione gli stessi standard dei centri ospedalieri e territoriali: i controlli sanno affidati a Irccs, Università e ospedali. Un sistema sanitario che vuole essere al passo con i tempi deve affrontare in modo innovativo le sfide del futuro, come la cronicità, la disabilità, la prevenzione e la multimorbilità».
Tutto bello, ma chi sceglie con il medico di fare la riabilitazione alle terme non è che poi si trova da pagare il conto dell’albergo? «Durante la sperimentazione sicuramente no — garantisce Luca Coletto, assessore alla Sanità — poi cercheremo di trovare criteri di pagamento equivalenti a quelli in vigore negli altri poli di riabilitazione. Non creeremo insomma un nuovo Drg (tariffa, ndr) per le terme, faremo in modo che il paziente paghi il ticket, come sempre». Ma bisognerà vedere se differenziare il trattamento economico tra chi riceve le cure termali in giornata e chi invece dovrà fermarsi in hotel per un periodo. Questo è sicuramente un punto chiave, soprattutto in un periodo di crisi. «Appunto — chiude Coletto — il bacino termale può creare nuovi posti di lavoro e attirare utenti dall’estero». Il Veneto conta 408 stabilimenti, con 22.189 posti letto, e 2.870.000 presenze l’anno, pari al 14,7% del totale nazionale.
Corriere del Veneto – 12 marzo 2013