Il Corriere del Veneto. Sembra il canto del cigno l’acuto del primo di aprile con cui il Veneto è schizzato al vertice d’Italia per numero di vaccinazioni anti-Covid concluse quel giorno, 37.276, e dall’inizio della campagna, cioè 905.606, con il 98,8% delle dosi utilizzate. Tre giorni dopo il crollo pasquale a 7.842. Ma che è successo? «Semplice, abbiamo finito i vaccini — allarga le braccia il direttore generale della Sanità — siccome il 12 marzo dal ministero della Salute era arrivata una tabella con l’elenco di tutte le forniture certe fino alla fine di aprile, non abbiamo più tenuto le scorte. A parte il magazzino di un giorno riservato ai richiami di Pfizer Biontech e AstraZeneca e un 30% di fiale di Moderna, che per il mese in corso ha annunciato una sola fornitura».
Ricapitoliamo: le ultime dosi arrivate sono le 83mila di Pfizer Biontech ricevute il 30 marzo; le 36mila di Moderna consegnate alla Regione il 2 aprile invece del 30 marzo; le 110mila di AstraZeneca giunte il 3 aprile, in ritardo di due giorni. Quasi tutte già somministrate. «In questo momento abbiamo da parte solo i 3200 vaccini di AstraZeneca inclusi nel lotto sequestrato l’11 marzo dalla Procura di Siracusa in seguito a due decessi sospetti — spiega Flor —. Invece i 20mila finiti sotto sigilli il 12 dello scorso mese per ordine della Procura di Biella, dopo un’altra morte post-somministrazione, sono stati sbloccati il 29. Martedì e mercoledì scorsi siamo stati costretti a disdire migliaia di sedute già prenotate a Padova con Pfizer Biontech, situazione adesso diffusa nella regione». Ieri l’Usl Scaligera ha dovuto rimandare a casa decine di anziani e disabili convocati dai centri vaccinali di Verona e Bussolengo per l’indisponibilità delle dosi di Pfizer Biontech necessarie ai richiami. «Ci scusiamo con gli interessati — comunica l’azienda sanitaria — gli appuntamenti programmati nei giorni 5, 6 e 7 aprile sono rimandati, nelle stesse sedi e con il medesimo orario, rispettivamente ai prossimi 8, 9 e 10 aprile. La campagna prosegue regolarmente secondo il calendario previsto per le altre categorie e classi che hanno prenotato la seduta in questi giorni».
Sì, ma quando arrivano le nuove forniture? «Di Moderna non abbiamo notizie — annuncia Flor — giovedì, con due giorni di ritardo, Pfizer Biontech manderà 120mila dosi per tutto il mese e AstraZeneca 10mila, che dovranno bastarci fino alla fine di aprile. A questo punto, con un totale almeno momentaneo di 130mila sieri, la precedenza va ai 406.754 over 80, il 24% dei quali deve ancora ricevere la prima dose, come il 55% dei 140mila soggetti fragili, anche loro prioritari. E’ nostro obbligo mettere in sicurezza prima le fasce ad alto rischio. Poi ci restano scorte per tre o quattro giorni di AstraZeneca, quindi apriremo e chiuderemo le prenotazioni continuamente, a seconda della disponibilità di vaccini — aggiunge il manager —. Le persone che cercano di fissare un appuntamento sul portale della Regione non vadano in ansia se in questi giorni non ci riusciranno, tutte le linee saranno ripristinate appena arriveranno le forniture necessarie a soddisfare le richieste. Informeremo la popolazione passo dopo passo».
L’unico spiraglio di sole si aggrappa al quarto anti-Covid autorizzato da Ema e Aifa, le Agenzie europea e italiana del Farmaco, cioè Janssen di Johnson&Johnson, atteso dal 19 aprile e monodose. Nel trimestre aprile-maggio-giugno l’Italia dovrebbe riceverne 7 milioni, di cui 560mila destinati al Veneto. «Ma a questo punto non ci faccio troppo conto — dice il dg della Sanità regionale — noi la macchina vaccinale l’abbiamo costruita a dovere, al punto da arrivare alle 37.276 somministrazioni con una minima partecipazione dei medici di famiglia, a regime in grado di effettuarne da soli tra le 15mila e le 20mila. E senza mettere ancora in campo i 1350 specializzandi delle Università di Padova e Verona, pronti a offrire il loro contributo nei weekend e nelle ore serali. Ma se non ci mandano fiale, che facciamo? Convochiamo la gente per poi rimandarla a casa?». Non si può nemmeno far partire l’apertura fino a mezzanotte prevista in almeno un centro vaccinale di ogni Usl, senza forniture adeguate.