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Veneto. Enti, società, partecipate: i 200 tentacoli della Regione

Si va dalla scuola regionale veneta per la sicurezza e la polizia locale alla società per l’incremento qualitativo della razza taurina, dalla società delle nanotecnologie alle aziende di catering ed eventi. Passando per scuole di sci e società per il rilancio di storici complessi termali.

E poi una miriade di partecipazioni residuali in società che si occupano di mille cose: dal verde pubblico di Bassano del Grappa all’ascensore urbano di Monselice, dall’expo di Rovigo alle Terme di Recoaro. C’è davvero di tutto, nella galassia delle società strumentali e degli enti partecipati dalla Regione Veneto. Una pletora di organizzazioni che, anche secondo la Corte dei conti, andrebbe ridotta perché non c’è proporzione tra l’investimento e il ritorno economico. In parole povere: c’è uno squilibrio tra risorse trasferite e benefici. Chi si è preso la briga di farne l’elenco ne ha contati, tra società, enti e comitati ben 178, comprese le 21 aziende socio sanitarie che pure il governatore Luca Zaia voleva ridurre a sette, una per provincia. Attribuirne la paternità all’attuale amministrazione regionale sarebbe ingiusto. Ma è un fatto che la Regione Veneto conta venti enti, venti società partecipate, ventuno aziende sanitarie, due organismi di partecipazione, un numero imprecisato di comitati. Dentro a ciascuno di questi, si annidano consigli di amministrazione, consulenze e assunzioni non sempre trasparenti. Per far funzionare la scuola regionale di polizia, ad esempio, istituita dalla legge regionale n. 24/2006 servono un presidente e un direttore, un Consiglio di Programmazione e Indirizzo, un Comitato tecnico consultivo e naturalmente il collegio dei revisori dei conti. Per fortuna, dallo scorso maggio è commissariata. Anche dal punto di vista economico l’investimento non pare brillante: guardando i conti 2011 si passa dai 472 mila euro di perdita sulla Serenissima ai 53 mila euro di perdita della Rovigo Expò e dai 190 mila euro di perdita dalla Pedemontana Veneta ai quasi dieci milioni di euro di buco della Finest. Alcune delle società sono naturalmente indispensabili: oltre alle Usl, Veneto Strade (subentrata all’Anas), l’Agenzia per l’ambiente, Veneto Agricoltura. Ma in campo economico, ad esempio, lavorano Veneto Innovazione, Veneto Nanotech, Veneto Promozione e Veneto Sviluppo, società dove sono presenti le Camere di commercio e le associazioni di categoria. Ci sono persino società immobiliari come la Marco Polo srl, proprietaria di alcuni palazzi nel centro storico veneziano sede di uffici regionali, e la Edilizia Canalgrande spa . Ma il dubbio che dentro a queste società si annidi il più scontato dei sottoboschi politici è presto sciolto. A guidare, in qualità di amministratore unico, la immobiliare Edilizia Canalgrande e la società Terme di Recoaro è Luigino Tremonti, cugino dell’ex ministro dell’Economia. A reggere le sorti di Veneto Agricoltura c’è il segretario provinciale della Lega veneziana, Paolo Pizzolato (e direttore generale è il marito del presidente della Provincia Francesca Zaccariotto). Senza contare le assunzioni e le promozioni, autentico far west della politica. Giusto per arginare il fenomeno, la giunta regionale ha avviato l’anno scorso una ricognizione che prevede il congelamento delle piante organiche e la riduzione dei costi del personale. Basterà?

Il Mattino di Padova – 13 gennaio 2013

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