Timori tra i collaboratori, Bond (Pdl): rischiano il licenziamento. Resistere, resistere, resistere. Come, però, ancora non si sa. I capigruppo del consiglio regionale, riunitisi di gran carriera ieri mattina con il presidente dell’assemblea Valdo Ruffato, un’idea ce l’hanno ben chiara: non intendono piegarsi alla reprimenda della Corte dei conti.
«Siamo finiti nel tritacarne per rilievi assolutamente minori, per contestazioni opinabili elevate sulla base di norme contraddittorie – ribadisce Ruffato dopo che già giovedì era intervenuto in difesa dei gruppi -. Qui si pretende di giocare una partita di calcio con le regole del basket. Semplicemente, non si può». Al di là dell’irritazione, fomentata dalla convinzione che sia stato «tradito» il rapporto di collaborazione instaurato nei mesi scorsi tra il consiglio e la Corte, i partiti non sembrano però aver ancora capito quale strategia adottare per opporsi alla stangata dei magistrati.
Esistono possibilità di ricorso contro la deliberazione della Sezione di controllo? Oppure l’Ufficio di presidenza sarà costretto a sanzionare i gruppi e stop? E se non lo farà, che succederà? Tutte domande su cui sono stati messi al lavoro i tecnici di Palazzo Ferro Fini ma anche alcuni consulenti esterni, incaricati di passare al setaccio l’ormai celeberrima legge 213 del 2012. «Si è spalancata la porta alla discrezionalità più totale – continua Ruffato – perché la Corte non denuncia la mancanza delle pezze giustificative, che ci sono tutte, bensì pretende di stabilire quali spese fossero attinenti all’attività politica e quali no. E siccome per stessa ammissione dei giudici contabili non è stata riscontrata alcuna “spesa pazza”, tipo la lingerie, le gomme da neve o i suv che si sono visti in altre Regioni, davvero non capisco dove si voglia andare a parare». C’è poi il nodo della mancata «proporzionalità» delle sanzioni, per cui stando alla lettera della legge tutti i gruppi dovrebbero essere puniti allo stesso modo, che pecchino di irregolarità da 200 mila euro come da 1.000 euro, da un lato con l’obbligo di restituzione delle somme contestate nel 2012 (complessivamente parliamo di 512 mila euro), dall’altro con l’interruzione dei contributi finanziari per il 2013, che ammontano a 542 mila euro (da quest’anno, infatti, tutte le spese extra rimborsi, come il personale, le utenze e la cancelleria, sono a carico direttamente del consiglio). Ovviamente la Lega fa storia a sé.
Il suo rendiconto non è stato neppure preso in considerazione, perché scontrini e fatture sono state presentate oltre il termine fissato dalla Corte per l’istruttoria, così che nel caso dei padani la cifra da restituire ammonta alla bellezza di 1 milione 172 mila euro, e cioè il totale speso nel 2012. «Sono tranquillo, le carte ci sono e sono tutte a posto. Attendo di sapere cosa ci diranno i legali» è il laconico commento del capogruppo Federico Caner. Con lui, sulla graticola, ci sono gli omologhi di tutti gli altri partiti, che avendo firmato i rendiconti ne sono i responsabili agli occhi della legge. Preoccupazione, in particolare, si respira sul fronte delle collaborazioni e delle consulenze, la voce più consistente tra quelle giudicate irregolari dalla Corte, con 346 mila euro (la seconda in elenco è quella per le attività promozionali e di aggiornamento e i convegni, 141 mila euro). «Lunedì riunirò i nostri collaboratori e spiegherò loro quel che sta accadendo – racconta Dario Bond del Pdl – non vorrei che si dovesse arrivare a licenziare qualcuno, nel qual caso i magistrati dovranno prendersi le loro responsabilità».
Lucio Tiozzo del Pd conta di poter documentare come «tutte le persone che hanno lavorato con noi siano altamente qualificate, a differenza di quanto sostenuto dalla Corte» e lo stesso intende fare Antonino Pipitone dell’Idv, visto che «i contratti sono in regola: stipendi, contributi e tasse sono stati sempre scrupolosamente pagati». L’impressione è che l’Ufficio di presidenza sia orientato a seguire l’esempio dei colleghi lombardi, con la sospensione cautelativa dei contributi 2013 (a partire da luglio però) ma senza la richiesta delle spese 2012. Almeno fino a quando la procura della Corte dei conti, cui la Sezione di controllo ha trasferito gli atti, non avrà stabilito se vi sia stato o meno un danno all’erario. E’ certo che sarà aperto un fascicolo, assai probabile che i singoli consiglieri possano essere chiamati a Palazzo Mandelli per spiegare come e perché hanno speso quei soldi, suscitando i dubbi dei magistrati.
Corriere del Veneto – 15 giugno 2013