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Veneto. Il cibo raccolto per i poveri rivenduto ai ristoranti. Il Banco Alimentare fa causa alla onlus di Ponzano

Il Banco Alimentare, che recupera eccedenze alimentari e le ridistribuisce gratuitamente ad associazioni ed enti caritativi, è pronto ad un’azione legale contro Una mano tesa per aiutare, l’onlus ponzanese i cui vertici, i cugini Roberto e Flavio Zambon, sono stati denunciati dai carabinieri per truffa ai danni dello Stato ed appropriazione indebita.

Secondo i militari dell’Arma parte degli alimenti raccolti dalla onlus, che lavora in accordo con alcuni comuni della Marca tra cui quello di Ponzano Veneto, venivano messi da parte e venduti tramite una seconda associazione ai ristoranti del Trevigiano e del Bellunese. «Abbiamo provveduto ad annullare la convenzione in essere con la struttura Una mano tesa per aiutare – spiega Paolo Olivo, presidente del Banco Alimentare che in Veneto e Friuli sostiene 346 strutture caritative coinvolgendo quasi 54 mila persone povere -. Ci teniamo a precisare che ci sentiamo parte lesa in questa vicenda e che ci riserviamo di attivare tutte le azioni legali necessarie a salvaguardia della nostra immagine e attività, a fronte dei reati accertati».

A Ponzano intanto il Comune, che oltre a concedere degli spazi all’associazione dei cugini Zambon aveva recentemente concesso un finanziamento di 2 mila euro e a giorni avrebbe dovuto firmare una nuova convenzione, sta cercando di trovare una soluzione affinché le 32 famiglie (per un totale di 92 persone) che ricevono settimanalmente i pacchi alimentari, possano continuare a beneficiare del servizio.

«Ci stiamo muovendo per trovare soluzioni alternative – spiega l’assessore alle politiche sociali Katja Turk -. I volontari dell’associazione, che erano all’oscuro di tutto ed anzi hanno segnalato le anomalie alle forze dell’ordine, vorrebbero andare avanti, ma la situazione non è semplice. Entro domani ci incontreremo anche con il presidente Roberto Zambon (Flavio ha lasciato formalmente la carica pochi giorni fa ma è dalla scorsa estate che non si occupa più della onlus) anche per capire come utilizzare quegli alimenti che si trovano ancora nella loro sede. Ora il pericolo è che la gente non abbia più fiducia in queste associazioni benefiche, in cui operano decine di volontari che dedicano il loro tempo agli altri. Se sapevamo cosa accadeva nella onlus degli Zambon? C’erano solo delle voci, e delle lamentele di alcuni volontari che quando si sono accorti che qualcosa non quadrava o sono stati allontanati o hanno deciso di andarsene».

Il Corriere del Veneto – 27 gennaio 2015 

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