Contratti, primi effetti del Jobs Act. Conto alla rovescia per le nuove regole: nel 2015 in testa le offerte a tempo indeterminato
L’orologio di imprese e lavoratori incalza verso una scadenza attesa per la seconda metà di febbraio: l’entrata in vigore del primo dei decreti delegati in materia di contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs act. Nell’attesa, quali sono i programmi aziendali di assunzioni per il 2015? Utilizzeranno i nuovi strumenti previsti dalla legge delega 183/2014 di riforma del lavoro?
Una tempestiva indagine dell’associazione di direttori del personale Gidp sui propri aderenti, risponde a queste domande per la fascia di maggior sofferenza occupazionale, quella giovanile. La netta maggioranza di responsabili delle risorse umane, il 61,5%, afferma che sì, quest’anno assumerà, o quanto meno inserirà in stage, giovani neolaureati. Una prospettiva decisamente rassicurante, dunque, anche se concentrata, vista l’estrazione dei rispondenti, nella fascia delle grandi imprese del Nord.
Quale sarà, però, la forma contrattuale preferita per le assunzioni di giovani? La maggioranza relativa del campione, il 30%, punterà decisamente sulla nuova formula prevista dal Jobs act: il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Il 28% sceglierà invece l’apprendistato professionalizzante, mentre al terzo posto delle preferenze di chi deciderà le assunzioni si colloca il tempo determinato con il 20%. Ci sarà anche un 8% di aziende decise ad optare per il tempo indeterminato tradizionale, mentre sia Cocopro che Interinale saranno scelti ciascuno dal 7% degli interpellati.
«Sembra emergere un dato molto positivo — commenta il presidente di Gidp Paolo Citterio — e cioè che, appena entrerà in vigore il Jobs act, le assunzioni a tempo indeterminato di neolaureati, che attualmente si collocano al 15% dei nuovi contratti, balzeranno a quasi il 40%, sommando le forme tradizionali con le tutele crescenti». Che tuttavia quest’ultima forma contrattuale riesca a portare con sé un significativo aumento dell’occupazione per i neolaureati, non convince tutti i direttori del personale. Il 47%, infatti, ritiene che il numero totale di assunzioni resterà invariato rispetto all’attuale, mentre il 38% è convinto che produrrà una crescita.
Chi comunque sceglierà il contratto a tutele crescenti lo farà soprattutto perché «permette maggiore flessibilità nell’aprire e nel chiudere il rapporto», «aiuta a conoscere e valutare meglio i neolaureati», «produce vantaggi economici e flessibilità per l’impresa».
Stage e assunzioni per neolaureati si concentreranno soprattutto nelle aree commerciale, progettazione, ricerca e sviluppo, controllo di gestione e marketing. Al top delle lauree più gettonate, invece, è ancora quella in ingegneria, preferita dal 39% dei direttori del personale. Economia è al secondo posto, al 22%.
Enzo Riboni – Il Corriere della Sera – 27 gennaio 2015