Veneto indipendente, Zaia chiede un parere per il referendum
Si può fare un referendum per dichiarare l’indipendenza di una regione italiana dal resto della penisola? Stando a quanto dice l’articolo 5 della Costituzione (”La repubblica è una e indivisibile”) sembrerebbe di no, ma tanto vale provare: devono aver pensato questo i promotori del referendum per l’indipendenza del Veneto, sottoscritto da ventimila persone.
E così il governatore veneto Luca Zaia ha deciso di prendere sul serio questa richiesta (che non è neanche la prima) e ha passato la patata bollente al consiglio regionale, che è l’organismo deputato a convocare il referendum se mai si decidesse di farlo. Al consiglio e al suo presidente, Clodovaldo Ruffato, spetterà innanzitutto il compito di verificare se ci siano i presupposti giuridici per una consultazione che, in caso di voto affermativo, permetterebbe la costruzione di uno stato Veneto indipendente. E Ruffato ha subito investito l’ufficio legislativo della questione. Ma è meglio chiarire: nessuno crede veramente che questo referendum si possa fare.
Lo stesso Zaia ha ammesso:
Credo che la maggioranza dei veneti vorrebbe l’indipendenza, che forse servirebbe ad uscire dall’impasse nella quale l’Italia si è cacciata. Ma io faccio l’amministratore e non mi va di prendere in giro i cittadini. Non discuto la bontà delle ragioni:se fosse davvero possibile, sarei il primo ad andare a votare. Ma se facessimo una forzatura, qualcuno poi sarebbe chiamato davanti alla Corte dei conti a pagare le spese del referendum.
D’altronde lo stesso Zaia, dieci anni fa, promosse una raccolta firme per l’autonomia della provincia di Treviso, altra cosa contraria alla Costituzione: anche allora come oggi, si trattava di propaganda. E Zaia, con la richiesta di un parere giuridico sul referendum, da un lato dà ancora respiro alla protesta (che è aumentata negli ultimi mesi, sia per l’operato del governo Monti, sia per il nuovo statuto regionale che dà maggiori poteri al Veneto), da un lato gli serve per tutelarsi e non passare per quello che va contro la Costituzione.
Tutto questo mentre la nuova Lega Nord di Bobo Maroni cerca la sua strada, indecisa tra il populismo referendum contro l’euro e l’Unione Europea, e il percorso più liberista delle nuove creature politiche come quella di Giulio Tremonti o Fermare il declino di Oscar Giannino. L’idea del momento è però quella di una legge di iniziativa popolare per la creazione di una macroregione del Nord (Piemonte, Lombardia e Veneto) che, assicura, “sarà una bomba”.
Asca – 10 settembre 2012