Con lo stop agli ambulatori h24, deciso dal governatore Luca Zaia (proprio quando l’iter di preparazione è stato concluso) in attesa della legge di stabilità, si perdono 4 mila posti di lavoro. Tanti sono gli infermieri e i collaboratori di studio da assumere per le previste 164 «Medicine integrate di gruppo», da aprire inizialmente dalle 8 alle 20 e poi anche nelle 12 ore rimanenti. Lo rivela la Fimmg, sigla dei medici di famiglia, che rivolge un appello al presidente del Veneto affinchè ci ripensi.
«Abbiamo appreso con grande sorpresa la sua scelta di mettere in discussione un progetto per il quale abbiamo già formato a nostre spese il personale e convinto ad associarsi i colleghi, abituati a lavorare da soli da sempre — dice il segretario regionale Silvio Regis —. Il nostro sconcerto deriva poi dal fatto che la riforma dell’assistenza territoriale, prevista del Piano sociosanitario, è una risposta concreta alle necessità dei veneti, visto il taglio dei letti (1500, ndr), il perdurare delle liste d’attesa per le visite specialistiche e anche al Pronto soccorso e la mancata attivazione dei 5 mila posti nelle strutture intermedie. In più gli ambulatori h24 potrebbero contribuire a contrastare la crisi occupazionale. Ci sono meno soldi a causa dei tagli? — chiede Regis — Bene, la Regione stabilisca delle priorità. E poi il finanziamento di 180 milioni all’anno per un triennio richiesto dal progetto non vanno mica versati tutti subito, ma gradualmente».
Fatto sta che dopo la firma del contratto di esercizio avvenuta lo scorso aprile tra le parti, l’iter si è bloccato. C’è stato solo un incontro informale in agosto tra Regione e medici di base e questi ultimi erano stati rassicurati sul proseguimento dell’operazione. «In realtà, la delibera con i tempi e i tetti di spesa che doveva segnare la partenza dell’iniziativa non è mai approdata nè in commissione Sanità nè in giunta — rivela Stefano Rigo, vicepresidente regionale della Fimmg —. Eppure grazie all’appropriatezza delle nostre prescrizioni, che hanno fatto scendere la spesa farmaceutica e quella dei ricoveri oltre alle visite specialistiche improprie, la Regione ha risparmiato molto. E, con la ricetta elettronica, ha pure ricevuto da Roma 320 milioni di euro».
Un’idea sul modo di recuperare altre risorse arriva da Diego Bottacin (Verso Nord), componente della commissione regionale Sanità, che ha presentato un’interrogazione alla giunta Zaia per sapere se non ritenga «opportuno impartire alle Usl stringenti direttive affinché il turn over dei medici di medicina generale venga attuato attraverso l’assunzione dei nuovi professionisti in qualità di dipendenti della aziende stesse, creando le condizioni per un sistema più equilibrato e responsabile nelle cure primarie». «Oggi un medico di famiglia, che opera in regime di convenzione con il Sistema sanitario regionale, ci costa 150 mila euro l’anno — scrive Bottacin — se diventasse un dipendente pubblico, come gli ospedalieri, la cifra scenderebbe a 100 mila. E la differenza si potrebbe usare per attivare gli ambulatori h24. Un passaggio previsto dalla legge regionale 23 del 2012». Serafico Regis: «Nulla in contrario».
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 1 novembre 2014