Salvini insiste: «Mai con Alfano alle Regionali e alle Comunali». Il Pd: «Questo è il funerale della giunta». Nel suo pessimismo cosmico, il capogruppo della Lega Nord, Federico Caner, ci aveva visto giusto: «Una volta chiuso il bilancio, meglio interrompere le attività in consiglio. Ci sono troppe tensioni, rischiamo un Vietnam».
Erano i giorni del Veneticum e dei «grandi elettori» per il Quirinale, delle liti tra il Carroccio, le due «Forze Italie» e Ncd sul limite dei due mandati e sul siluramento dell’azzurro Piergiorgio Cortelazzo a favore dell’alfaniano Valdo Ruffato per mano dei franchi tiratori padani. Ma sulla Regione si stanno addensando nubi perfino più nere di quelle che immaginate da Caner e il rischio, serio, è che il consiglio non riesca neppure nell’obiettivo «minimo» di chiudere il bilancio. Un fallimento epico.
I primi campanelli d’allarme, e che allarme, sono suonati ieri con la bocciatura della manovra 2015 in due delle quattro commissioni chiamate ad esprimere il loro parere (non vincolante ma comunque fondamentale). La maggioranza è andata sotto in commissione Attività produttive, a causa dell’astensione di Ncd e delle assenze di Forza Italia, e in commissione Agricoltura, per via dell’astensione sempre di Ncd e pure di Forza Italia per il Veneto. «Con il quadro che si sta delineando non ci sono le condizioni per votare il bilancio – spiega l’alfaniano Nereo Laroni – come possiamo sostenere una manovra portata avanti da chi ci accusa quotidianamente di “incompatibilità politica”?». Una lettura confermata dal presidente della commissione Attività produttive, il leghista Luca Baggio: «Ncd non ha avuto nulla da eccepire nel merito, si tratta esclusivamente di ragioni politiche. La tensione è alta, è innegabile». Hanno invece giustificato la loro astensione in commissione Agricoltura «numeri alla mano» Carlo Alberto Tesserin di Ncd («Le risorse dedicate alla pesca sono state azzerate») e Amedeo Gerolimetto di Fi per il Veneto («I tagli generalizzati non rispondono alle emergenze del settore»). Ma il risultato, sempre quello è stato. Il bilancio è invece passato in commissione Ambiente e in commissione Trasporti, anche se in quest’ultimo caso il «sì» è condizionato ad un emendamento monstre da 55 milioni di euro che non si sa come potrà andare in porto.
Di fronte al dissolvimento della coalizione, certificato anche da quel che ha detto ieri il leader della Lega Matteo Salvini, nel corso di un summit riservato con lo stato maggiore lombardo del Carroccio («Non ci sarà alcuna alleanza con Ncd, ormai è deciso. Né alle Regionali, né alle Comunali»), il Pd ha gioco facile nell’affondare la lama: «Stiamo celebrando il funerale della giunta Zaia – dice Roberto Fasoli – Il Veneto è ridotto a campo di battaglia pre elettorale, una situazione sciagurata»; «Stanno trascinando la Regione in una danza macabra» rincarano Graziano Azzalini e Mauro Bortoli. La prospettiva, nel caso in cui la maggioranza non riuscisse ad uscire dall’impasse, sarebbe il commissariamento da parte del governo e l’assessore al Bilancio, Roberto Ciambetti, sbotta: «Non accetto critiche da chi impone i tagli a Roma e poi ci rimprovera di applicarli a Venezia. La cicala non può accusare la formica». Dove le cicale sarebbero il Pd e Ncd, ma anche Fi che appoggiò il governo Monti. «Mi pare poco serio mettere in atto vendette del genere – chiude il segretario nathional della Lega, Flavio Tosi – ci vuole responsabilità da parte dei consiglieri».
Ma.Bo. – Corriere del Veneto – 5 febbraio 2015