Una corazzata. Sei associazioni, un esercito di professionisti della sanità veneta, sono scesi in campo contro la Regione. Duecento strutture private, tremila medici di famiglia, cinquecento pediatri di libera scelta, un manipolo di cittadini rappresentati dal tribunale dei diritti del malato. Gridano che «la sanità veneta si sta sgretolando».
Puntano il dito contro «l’atteggiamento sordo e miope dei politici veneti, che ha portato a scelte illogiche e totalmente prive di obiettivi conservativi della sanità regionale, che fino a ora era considerata tra le migliori a livello internazionale». Una guerra che non risparmia colpi bassi e che rischia di lasciare tra i “caduti” migliaia di pazienti veneti. Ieri la presentazione della nuova cordata anti-Regione, che mette uno in fianco all’altro Anisap (sanità privata), Fimmg (medici di famiglia), Pls (pediatri di libera scelta), Tdm (tribunale dei diritti del malato), Federlab (federazione laboratori del Veneto) e Cuspe (sindacato branche a visita): nel corso dell’incontro Lia Ravagnin, presidente di Anisap e anima del movimento, ha dipinto un quadretto i cui protagonisti sono i cittadini veneti, divisi tra utenti di serie A e serie B: «La scelta della Regione di dare mano libera all’erogazione dei fondi per il privato accreditato», spiega Ravagnin, «ha mostrato tutti i suoi limiti. Alcune Usl hanno dato i fondi, altre no. Il risultato è che nelle strutture di “confine” si verificano situazioni paradossali. I centri privati possono prendere in carico gli utenti delle Usl che hanno erogato i fondi per il 2013 e devono invece rispedire al mittente chi ricade nel bacino dell’azienda sanitaria territoriale che non ha voluto girare i soldi dati dalla Regione per il privato accreditato». Ma è Padova che, suo malgrado, è divenuta emblema del caos che, secondo le associazioni, accompagnerà il 2014. A ogni struttura è stato fornito uno specchietto riassuntivo delle prestazioni erogabili: «Ti sei rotto l’anca? Ok, puoi fare riabilitazione. Rotto il braccio? Mi spiace, torna l’anno prossimo». In mezzo a un’arrabbiatura generale e generalizzata, ieri ha lasciato a bocca aperta l’apparizione del presidente della V Commissione Sanità Leo Padrin. Ha ascoltato in silenzio, una sola frase, che lascia presagire un colpo di scena: «Dopo le parole, verranno gli atti concreti». La Regione dal canto proprio, a fronte di tanto livore, risponde con i numeri: 548 milioni spesi per i medici di famiglia, 7 milioni in più rispetto al 2012. E nemmeno per la sanità privata secondo la Regione le cose andrebbero così male, nel 2012 sono stati erogati 130 milioni di euro. Tra le righe si legge chiaro lo stupore dei tecnici di fronte a una levata di scudi di tal portata.
Il Mattino di Padova – 1 dicembre 2013