Istanza di fallimento per Veneto Nanotech. Si avvita la crisi della società regionale per la ricerca nelle nanotecnologie. A cinque giorni dall’assemblea dei soci convocata per il 6 luglio, con all’ordine del giorno la messa in liquidazione, la società in mano per il 76 percento alla Regione si trova di fronte a una istanza di fallimento depositata giovedì scorso da un gruppo di creditori al tribunale di Padova, che ha già fissato ieri la prima udienza per il 25 settembre.
Un modo per i creditori della società – 3,5 milioni di euro il totale dei debiti, per far fronte ai quali era stata avviata una ricapitalizzazione da 2,7 milioni di euro scaduta però senza esito a fine maggio – di far scoprire le carte alla società. Di fronte alle ipotesi di concordati in continuità e di subentro nelle attività di una newco che possa lavorare in affitto di ramo d’azienda o addirittura di una cooperativa dei circa trenta dipendenti rimasti, i creditori stringono i tempi per capire la reale disponibilità della società a ripagarli. Con l’istanza di fallimento, Veneto Nanotech avrà ora 60 giorni per definire il piano di pagamento dei creditori. Con il risultato, per altro, solo di accorciare i tempi di quel che la società stessa stava attuando: perché contemporaneamente l’amministratore unico Gabriele Vencato ha depositato il 30 giugno la richiesta di concordato preventivo in bianco, con riserva di depositare piano e proposta («Ciò a massima tutela dei creditori sociali e per risolvere la crisi nell’ambito di una procedura assistita dal Tribunale», ha reso noto ieri lo stesso Vencato). A questo punto non più nei consueti 120 giorni, ma in 60; con la pendente domanda di fallimento. Quella di Vencato è una mossa che, a questo punto, pone delle questioni rilevanti sugli spazi di manovra e discussione reale dell’assemblea dei soci di lunedì prossimo. Anzitutto, tre dei protagonisti della crisi iniziata lo scorso anno sono fuori dalla scena: manca l’assessore alla Ricerca e innovazione Isi Coppola, manca l’assessore al Bilancio e partecipate Roberto Ciambetti, ora presidente del Consiglio regionale, e manca in pratica anche Tiziano Baggio, segretario alla programmazione di Palazzo Balbi (ormai in uscita, visto che Zaia dovrebbe nominare a breve un suo sostituto).
Lo scenario velocemente precipitato al peggio, difficilmente avrà lasciato ai neo assessori che dovrebbero decidere la partita Gianluca Forcolin (Partecipazioni societarie) e Roberto Marcato (Ricerca e innovazione) il tempo di elaborare una strategia. C’è poi da considerare che il buy-out di cui si era iniziato a discutere una decina di giorni fa tra Vencato, advisor e dipendenti resta complicato da realizzare dai cespiti di proprietà delle università di Padova e Venezia: macchinari e interi laboratori senza dei quali risulta molto difficile diventare appetibile per un investitore privato di cui si è sempre molto parlato e poco capito le intenzioni. La Regione infatti ha un contenzioso con Civen, il consorzio interuniversitario che negli anni aveva riempito i lavoratori di strumenti e macchinari, sulla rendicontazione di alcuni progetti. Lavoro duro, dunque, anche per gli advisor Mario Greggio e Gianluca Vidal. Infine, c’è la questione delle questioni: il denaro in cassa. L’ultima iniezione di un milione e mezzo di euro risale a dicembre; ieri con l’apertura del concordato si bloccavano di fatto i rendiconti dei progetti in corso – perdita che potrebbe valere circa 6 milioni -, oggi con l’istanza di fallimento si va al vedo. Eppure, qualcuno tra i dipendenti ci sperava e ci spera ancora. «Un reset completo, in cui le università si riapproprino del ruolo nella ricerca di base e industriale, certo, riducendo al minimo i costi di gestione. Poco capitale pubblico e molto provato. Ne ha bisogno la Regione che punta ai fondi europei, e noi questo già lo facciamo; ne ha bisogno la nostra manifattura», dice uno di loro.
Ma per sperare servirebbe almeno un milione, senza contare che lo stesso concordato di continuità avrebbe richiesto una cassa. «Sono in corso trattative con alcuni operatori di primaria importanza per cedere i rami d’azienda, previo affitto – ha spiegato ancora Vencato – . E riguardo i progetti in corso, si rispetteranno quelle che saranno le linee guida del piano industriale che i manifestanti l’interesse all’affitto ed all’acquisto dei rami aziendali dovranno esporre, si auspica in tempi brevissimi».
Enrico Bellinelli – Il Corriere del Veneto – 2 luglio 2015