“Ogni anno arrivano dalla Cina circa tremila tonnellate di seta tra filati e tessuti, mentre la produzione nazionale è praticamente azzerata visto che i bozzoli prodotti in Italia rappresentano meno di mezzo milione di euro. Tuttavia, se pensiamo al valore che può essere riconosciuto alla produzione nazionale, per il tramite del industria tessile di alta gamma, si aprono grandi possibilità per il riavvio di un comparto, quello bachicolo appunto, che negli anni ’50, solo in Veneto, contava 40mila allevamenti”.
Lo ha detto Martino Cerantola, presidente di Coldiretti, che oggi a Mestre ha presentato ufficialmente l’Associazione nazionale gelsibachicoltura, rifondata per recuperare in un’ottica moderna una grande tradizione del nord est. La realtà organizzativa a cui aderiscono florovivaisti, imprenditori agricoli, fattorie sociali, ex produttori e simpatizzanti anche fuori confine regionale, ha lo scopo primario di offrire ai soci l’assistenza tecnica necessaria per applicare le innovazioni nel processo produttivo oltre che formulare accordi di filiera con gli acquirenti. “Sullo sfondo c’è il Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 – ha ricordato Cerantola- che contribuisce all’ammodernamento delle aziende professionali, sia dal lato delle attrezzature che dal lato strutturale. Per tutte le imprese agricole in genere – ha continuato – c’è la possibilità di realizzare siepi campestri con piante di gelso, oppure veri e propri impianti specializzati (gelseti) con un contributo al 100% rispetto ai costi di realizzazione”.
“Per fortuna – ha spiegato Cerantola – non è necessario sempre e comunque ripartire dall’impianto, perché molte di queste piante storiche appartengono ormai al patrimonio del territorio in quanto ancora presenti nei filari delle nostre campagne”.
“Siamo all’anno zero ma puntiamo a mille realtà sul territorio – ha esordito Fernando Pellizzari neo presidente dell’Associazione Italiana Gelsibachicoltura. Alla domanda “Chi sono i nuovi bachicoltori ? Pellizzari ha risposto: “Sono i figli di chi ha conservato strumenti – non certo per farne un museo – e i segreti del mestiere, molti di loro ancora studenti altri già nuovi agricoltori insediatisi con il Programma di Sviluppo Rurale che hanno dimostrato un rinnovato interesse verso una professione in via d’estinzione come lo erano i “cavalieri” che non filavano più a causa di un prodotto usato per la cura dei frutteti. Gli appassionati di questo settore che affronta la sua rinascita arrivano da ogni parte d’Italia, come in ogni angolo del Paese sono attesi i vertici dell’Associazione per formare e incoraggiare gli interessati a questa professione. Tra i fondatori Giorgio Simionato che nella provincia di Padova a Massanzago ha già piantato 25 mila piante di gelso le cui foglie sono necessarie all’alimentazione: “Saranno pronte a settembre” – ha annunciato fiducioso. Nel frattempo due giovani biologi Emanuele Rigato e Pier Paolo Poli nel trevigiano possono fornire mangime e l’abc per partire con l’attività. Titolari di una start up “Smart Bugs” , oltre a promuovere un kit nelle scuole, si occupano di insetti, mosche, larve addirittura farfalle per eventi fashion, sono loro i partner ideali per l’avvio iniziale. “L’equilibrio naturale è stato ripristinato – ha commentato il direttore regionale di Coldiretti Pietro Piccioni – per questo Coldiretti non poteva non prendere in considerazione l’ipotesi concreta di sviluppare politiche economiche orientate a sostenere sia gli agricoltori che hanno mantenuto tecniche ed attrezzature del passato che le nuove generazioni che intendono investire nella filiera”. Durante l’incontro non è mancata la vena nostalgica con immagini e racconti di vita vissuta: in particolare quella faticosa delle donne impegnate nelle filande. Toccante la testimonianza di Massimo Miotto di Istrana, che ha ereditato dal padre competenza e saggezza:” Quando ho ricominciato dove lui ha lasciato mia mamma ha pianto”. “Mai come in questo caso l’esperienza del passato diventa maestra ma anche utile per delineare una scommessa vincente per il futuro dell’agricoltura regionale – ha concluso Elio Tronchin segretario dell’Associazione . All’evento erano presenti i rappresentanti della cooperazione sociale che in questo lungo periodo di black out hanno sperimentato per primi la ripresa dello stato vegetativo dei bachi utilizzandoli come contributo terapeutico, i referenti delle ditte farmaceutiche, artigianali del tessile e orafi per lo sviluppo progettuale e i funzionari regionali per le misure di sostegno finanziario europeo.
29 febbraio 2016