Hanno pagato 400 milioni di multe i 4 mila allevatori veneti, e ora si scopre che quelle sanzioni sono state comminate su dati sbagliati. A compiere l’«errore» è stata l’Agea, l’Agenzia ministeriale per le erogazioni in agricoltura, che per giustificare un 20% di latte in più ha cambiato un parametro fondamentale: l’età delle mucche in grado di produrlo, alzato da 8 a 82 anni, benchè sia molto difficile trovare una vacca che viva più di un decennio.
E infatti il giudice titolare del fascicolo aperto a Roma in seguito all’esposto di 14 associazioni di allevatori ha respinto la richiesta di archiviazione presentata dal pm, invitando la Procura a indagare i funzionari Agea per falso in atto pubblico.
«La verità è emersa dopo 17 anni, di battaglie legali e non — commenta Mauro Giaretta, leader veneto dei Cospa, una delle associazioni che si è opposta all’archiviazione — ci hanno trattati da delinquenti, da persone che non vogliono stare alle regole, e invece dal 1995 al 1996 non avremmo dovuto pagare un euro. Perchè non abbiamo prodotto un 20% in più della quota assegnata dall’Unione Europea, percentuale inventata per coprire l’introduzione in nero di latte estero, bensì un 10% in meno, perciò adesso ci aspettiamo di venire risarciti. Restituiscano i soldi a chi ha pagato e interrompano le rate dei colleghi che stanno versando quanto richiesto. La beffa è che il primo aprile 2015 scatterà la libertà di produzione in Europa, perciò in Italia si risolve il problema quando il regime finisce. Almeno ci ridiano i soldi, visto che tanti altri ne abbiamo spesi in ricorsi e avvocati. La verità, cioè il fatto che l’Agea ha gonfiato i conti, è testimoniata da uno scambio di e-mail tra l’agenzia stessa e l’anagrafe bovina interna all’Istituto zooprofilattico di Teramo. I carabinieri hanno scoperto tutto, fatto i nomi dei responsabili, prodotto le prove della truffa. E’ ora di mettere fine a questo scandalo».
«Se veramente i conti sono sbagliati vanno restituiti 2,4 miliardi di euro a tutti gli allevatori italiani che hanno versato multe non dovute e acquistato quote non necessarie — incalza Roberto Moncalvo, presidente nazionale della Coldiretti —. Oggi migliaia di stalle stanno chiudendo perché il prezzo riconosciuto dai trasformatori non riesce nemmeno a coprire i costi di produzione, anche per effetto delle importazioni dall’estero di latte da “spacciare” come italiano. Tre litri a lunga conservazione su quattro vengono da fuori Italia senza alcuna indicazione in etichetta. Negli ultimi tre anni è stato scongiurato il rischio multe, perché la produzione nazionale è sempre rimasta sotto il tetto massimo assegnato dall’Unione Europea».
I 4 mila allevatori veneti producono 10 milioni di quintali l’anno, circa il 10% del totale nazionale, destinati per il 65% alle produzione lattiero casearie Dop. «Se i conti sono sbagliati allora il “chi sbaglia paga” deve valere per i produttori ma anche per lo Stato — dichiara Giorgio Piazza, presidente regionale di Coldiretti —. La nostra associazione ha sempre sostenuto il rispetto delle regole, il principio vale per gli allevatori come per le istituzioni». E a proposito di istituzioni, sul tema interviene Franco Manzato, assessore all’Agricoltura: «Noi vogliamo semplicemente la verità. Le indagini su Agea facciano il loro corso e approfondiscano tutto ciò che è necessario al fine di raggiungere la certezza dei calcoli. Quella delle quote latte è una questione annosa, complicata, che ha messo in ginocchio alcune aziende venete, e non solo, per anni — continua Manzato —. Perciò, se fossero stati applicati parametri ingiusti, siamo i primi a volerlo sapere e a pretendere il risarcimento dei danni».
Corriere del Veneto – 19 novembre 2013