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Veneto. Sanità, cambiano le norme sui turni: emergenza organici. Con l’adeguamento alle regole europee sugli orari e i riposi servono 250 medici e 2000 infermieri in più

Daniela Boresi, dal Gazzettino. È senza dubbio una bella gatta da pelare: l’adeguamento alle norme europee per quanto riguarda il lavoro ospedaliero coglie il sistema impreparato. All’appello non mancano infatti solo i 500, tra medici ed infermieri, che il presidente Luca Zaia vorrebbe assumere (tagli permettendo). Sono molti di più.

Quanti? Un numero preciso non esiste, ma ci sono richieste. Partiamo dagli infermieri: più o meno ogni Asl ne vorrebbe dai 50 ai 100 in più (di media). Le Asl sono 21, due le Aziende, i conti sono presto fatti, quasi 2000. Meno i medici, circa 250. Poi ci sono i tecnici ai quale si aggiungono le nuove professioni. Insomma, adeguare il personale alle nuove norme europee che entrano in vigore in questo mese (a regime il 25 novembre) non è cosa facile.

 Norme che rivoluzionano il modo di lavorare. Cambiano per legge gli orari di lavoro: 48 ore massime di lavoro la settimana, 13 ore massime per turno, 11 ore consecutive di riposo garantito. Impossibile se non si assume. E la Regione ne è ben conscia tanto che anche ieri l’assessore alla Sanità Luca Coletto all’ennesima richiesta di aprire il portafoglio arrivata nel corso della Conferenza dei presidenti che si è tenuta a Roma, ha sbattuto sul tavolo un “irricevibile” e ha girato i tacchi.

Questa volta l’argomento era scottante: 30 milioni di euro (circa) che il Veneto (come le altre regioni) deve pagare per adeguare gli stipendi del personale che sono fermi da anni. «Forse Roma si è dimenticata che esiste la spending review e che il nostro budget è fermo a quello del 2004  – sottolinea Coletto – Se il governo copre gli aumenti bene, altrimenti dove andiamo a prenderli». 7

A questo si aggiunge la necessità di assumere. «Ha ragione il presidente Zaia a dire che gli hanno scippato i soldi per assumere personale – aggiunge – 500 dipendenti? Sono molti di più». La Regione in questi giorni è bersagliata dalle richieste delle diverse Asl che in “zona Cesarini” stanno rivedendo le reali necessità (in tempi di grandi risparmi tutti più o meno aveva no tenuto gli organici al minimo).

«Ora al pettine vengono molti nodi – sottolinea Adriano Benazzato, segretario dell’Anaao del Veneto – Non sempre la Regione in questi anni ha sostituito chi andava in pensione, o le gravidanze, nonostante questo però siamo andati abbastanza bene: al 31 dicembre 2014 eravamo a meno 100 medici rispetto al 2010. A questo però si aggiunge l’aumento delle attività, il personale utilizzato sul territorio, il fatto che spesso i direttori generali non hanno richiesto le sostituzioni per risparmiare sul bilancio. Ora arriva l’adeguamento all’orario europeo e il problema scoppia».

Sui numeri Benazzato è cauto: secondo stime fatti alcuni mesi fa si parla di almeno 250 medici e quasi 2mila infermieri, più o meno in linea con quelli stimati. Ma potrebbero essere di più. «Il problema ricade sulle Aziende e sulla Regione, ma eventuali deroghe a questa norma devono essere fatte a livello nazionale – precisa Benazzato II Ministero non si è ancora mosso, non ha aperto un tavolo, nonostante il Veneto da mesi sollevi il caso. La soluzione? O si assume o si tagliano i servizi, non ne vedo altre». Lo stesso Zaia aveva annunciato che alla fine i soldi per far funzionare al meglio il sistema si troveranno. Intanto si attendono i “desiderata” delle Asl. Richieste che difficilmente potranno essere però completamente evase.

IL Gazzettino – 3 novembre 2015 

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