Arrivano le prime promesse: «Qualcosa cambierà». Il Consiglio apre a modifiche ma chiede equilibrio: «No a campagne d’odio»
Lo sforzo, teso a fare un po’ di chiarezza nella scivolosa vicenda dei rimborsi fuori busta ai consiglieri, è stato encomiabile. Altrettanto, purtroppo, non si può dire del risultato: tra tabelle incomplete, incertezze sui numeri, molte polemiche e zero proposte, l’Ufficio di presidenza del consiglio regionale ha preferito ieri arroccarsi in difesa, ripetendo il mantra «non siamo come il Lazio», anziché rilanciare con qualche proposta buona per i tempi che corrono. Ci sono state le promesse, quelle sì: «Nuove misure per la trasparenza, regole più severe per i rimborsi e, se necessario, ulteriori sforbiciate alle indennità ». Come, dove e quando, però, non si sa. «Non voglio fare allunghi a nome dei colleghi che ancora non si sono espressi – ha detto il presidente dell’assemblea Valdo Ruffato – attendiamo la riunione dei capigruppo di domani (oggi, giovedì, ndr.), poi vedremo». Parole che hanno contribuito a tratteggiare l’immagine di un consiglio spaesato, in cui si procede in ordine sparso, ognun per sé e dio per tutti. Come d’altronde ha ammesso lo stesso vice presidente in quota Pd, Franco Bonfante: «Riuscire a mettere tutti d’accordo è un’impresa». Lo si intuisce dalla ridda di comunicati ufficiali, indiscrezioni in corridoio e buoni propositi sussurrati alla cornetta seguiti alla conferenza stampa convocata d’urgenza a Palazzo Ferro Fini, quando i diversi gruppi hanno tentato, ciascuno per conto proprio, di mostrare la ferma volontà di mettere un punto a questa vicenda, non a parole ma con atti concreti.
Il Pdl ha annunciato con Ruffato di voler introdurre la certificazione del bilancio del consiglio (e dunque anche dei gruppi) e procedere ad un riordino dei finanziamenti ai partiti, con paletti ferrei alla prassi della «monetizzazione », quella per cui è possibile rinunciare all’assunzione di un dipendente incassando comunque la cifra destinata allo stipendio ed ai contributi per spenderla altrove. Moreno Teso, consigliere segretario sempre in quota Pdl, dice che porterà alla prossima riunione dell’Ufficio di presidenza una delibera per rendere pubbliche online tutte le voci della busta paga dei consiglieri, indennità, diaria e rimborsi (che potete leggere nella tabella qui accanto). E Ruffato rilancia: «Chiederò ai consiglieri di mettere online, accanto alla produttività dell’aula che è già disponibile sul sito alla voce “trasparenza”, anche i cedolini dei loro stipendi». Una sfida subito raccolta dall’Italia dei Valori: «Ci siamo sempre mossi nel rispetto delle regole e della legalità – scrivono in una nota Gustavo Franchetto, Gennaro Marotta ed Antonino Pipitone – ma non è abbastanza ed è opportuno fare altri passi in avanti. Per questo appoggiamo la proposta di Ruffato e, nell’attesa che il consiglio deliberi, annunciamo che già da domani, ogni mese, pubblicheremo i nostri tre statini sul sito del gruppo Idv».
Il Pd, dopo una riunione nel pomeriggio, ha invece deciso di procedere con la certificazione e la pubblicazione online del bilancio del gruppo, cui si aggiungeranno la dichiarazione dei redditi e lo stato patrimoniale dei suoi membri. Altra decisione importante, che forse verrà estesa dall’Ufficio di presidenza anche agli altri gruppi, il rimborso forfettario da 2.100 euro al centro della tempesta di questi giorni verrà sostituito con un rimborso a piè di lista dietro presentazione di pezze giustificative. Pietrangelo Pettenò della Federazione della Sinistra ha reso noto tramite l’ufficio stampa del consiglio il rendiconto 2011 del suo gruppo (per la cronaca, le uscite ammontano a 42 mila euro), per l’Udc si rimane alle parole di Raffaele Grazia, che martedì aveva ipotizzato una progressiva riduzione del 5% all’anno dei finanziamenti ai gruppi, mentre l’orizzonte appare piuttosto confuso in casa Lega, dove il segretario nathional Flavio Tosi ha dato indicazioni chiare sul da farsi (si veda l’articolo a lato), scavalcando di fatto il governatore Luca Zaia che aveva preferito occuparsi in modo blando nella vi cenda, mentre il vice presidente del consiglio Matteo Toscani, silente per tutta la conferenza stampa, ha poi ammonito nel pomeriggio: «Basta con questo masochismo, il Veneto non è il Lazio o la Sicilia».
L’impressione, felici d’essere smentiti, è che riuscire ad armonizzare le diverse posizioni nella riunione tra i capigruppo in agenda per oggi sarà un’impresa davvero ardua. Improbabile che venga accolta la richiesta di Zaia, ribadita pure ieri, di una voce unica onnicomprensiva in busta paga («E’ troppo complicato sul piano contabile» ha anticipato Teso), appare difficile anche mettere mano ai «monogruppi », ossia quelli composti da un singolo consigliere, perché «già oggi sono ammessi solo quelli formati in seguito alle elezioni e non quelli per fuoriuscita dai gruppi esistenti – spiega Grazia – per cui non vedo come si possa fare. Ameno che nel nome della sobrietà e del populismo imperante non si voglia anche abolire il legittimo esercizio della democrazia… ».
Corriere del Veneto – 27 settembre 2012