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Veneto. Visite ed esami, tempi d’attesa lunghi in sette Asl

Il monitoraggio annuale punta il dito contro Belluno, Bussolengo, Feltre, Bassano, Treviso, Verona e Legnago: sono sotto la media. Ma il trend generale è migliorato

Il merito è dei medici, che fanno più attenzione e seguono alla lettera le indicazioni della Regione, evitando visite inutili e posticipando quelle non urgenti. Ma non solo. Il vistoso calo delle prestazioni erogate nel corso del 2011 dal sistema sanitario veneto è merito (o forse sarebbe meglio dire colpa) pure della crisi, che spinge molti cittadini a passare da un ambulatorio solo quando davvero non ne possono più, e dell’aumento del costo delle cure sanitarie pubbliche, ormai più care di quelle private. Risultato: se nel 2010 tra Usl, Aziende Ospedaliere e Iov si contavano 23 milioni 449 mila 284 visite (ricordiamo che il Veneto conta quasi 5 milioni di abitanti), nel 2011 queste si sono fermate a 22 milioni 664 mila 433, ossia 784 mila 851 in meno, con un calo del 3,3%. I motivi, come detto, sono diversi e si possono solo provare a ricostruire gettando lo sguardo all’indietro e sfogliando le tendenze degli ultimi anni.

Da un lato si sta diffondendo tra i medici la buona abitudine di prescrivere le visite solo quando queste sono appropriate, magari seguendo l’indicazione standard fornita da Palazzo Balbi di 4 esami all’anno per ciascun abitante, esclusi screening e controlli (un parametro ricavato facendo la media delle tre migliori Usl del Veneto). Dall’altro, pesa sicuramente la stratificazione di questo e quel balzello sulle cure pubbliche, col risultato, già più volte denunciato, che queste finiscono per costare più di quelle private. L’esempio ricorrente è l’emocromo, uno degli esami del sangue: se ci si rivolge al pubblico il costo è 16 euro di ticket e 10 euro di ricetta rossa, totale 26 euro; se ci si rivolge al privato, si paga solo la tariffa di 16 euro. E veniamo alla parte più delicata, ossia le liste d’attesa. All’interno della massa delle prestazioni erogate dalla Sanità veneta, ce ne sono alcune definite «traccianti », e sono quelle sotto la lente del ministero della Salute (sostanzialmente coincidenti con i livelli essenziali di assistenza, che devono essere sempre assicurati) e, tra queste, ci sono le «traccianti garantite», ossia quelle che devono essere erogate ai residenti per legge entro un certo termine: 10 giorni se hanno priorità A; 30-60 giorni se hanno priorità B; 180 giorni se hanno priorità C. In Veneto, nel 2011, le prestazioni garantite sono state 3 milioni 505 mila 771 (in riduzione rispetto al 2010 di ben il 25%: erano 4 milioni 684 mila 796) e, di queste, 3 milioni 283 mila 985 sono state realizzate entro i tempi previsti (il 94%, contro l’86% del 2010).

E’ chiaro che se la mole delle visite si riduce, è più facile che queste vengano fatte puntualmente. Il trend in discesa balza agli occhi soprattutto a Bussolengo, Rovigo, Padova, Cittadella, Venezia, San Donà di Piave, Treviso, Vicenza e Arzignano mentre va controtendenza Asolo, che segna un più 68% nel numero delle visite (passano da 72 mila a 122 mila) ma, come vedremo, realizza comunque buone performance sui tempi. Complessivamente, le liste d’attesa migliorano in tutte e tre le classi di priorità (d’altronde questo è uno degli obiettivi inseriti nei contratti dei direttori generali): oggi vengono erogate secondo le previsioni l’85% delle visite entro 10 giorni (più 2% sul 2010), l’88% di quelle entro 30-60 giorni (più 6%) e il 97% di quelle entro 180 giorni (più 8%). Sempre guardando al generale, e tracciando una performance media delle Usl del Veneto, si scopre che 8 di queste si discostano, in peggio, nella classe A, 6 nella classe B e 5 in classe C. Ovviamente alcune si ripetono: vediamo quali, grazie anche al grafico. Belluno è senza dubbio l’Usl peggiore quanto alle liste d’attesa: è al di sotto della media in tutte e tre le classi, addirittura di 24 punti se si guarda alle visite più urgenti. Aveva la maglia nera anche l’anno scorso ed il numero assoluto delle prestazioni (che in qualche caso può valere da attenuante perché è evidente che è più difficile rispettare i tempi se si erogano oltre un milione di prestazioni l’anno, che non se ci si ferma a 100 mila) non aiuta perché anche in quel caso la città dolomitica sta nella fascia bassa.

Come Belluno, si conferma con pessimi risultati anche Bussolengo, anche se migliora rispetto ai numeri da tregenda del 2010, e con l’Usl 22 risultano fuori media in 2 parametri su 3 anche Feltre, Bassano, Treviso, Verona e Legnago, seppur con una scala di gravità diversa l’una dall’altra. Le migliori, invece, sono Pieve di Soligo, Asolo, Rovigo e soprattutto Padova, che con 1 milione 200 mila visite l’anno è di gran lunga al primo posto per servizi erogati, con un rispetto dei tempi vicino al 98%. Ha dell’incredibile, poi, il dato sulle visite in fascia C a Mirano: nel 2010 era al 18%, oggi sta al 99%. «I numeri sono incoraggianti e ci dicono che le cose stanno andando bene, con Usl che raggiungono ormai livelli di puntualità vicini al 100%, anche se ci sono ancora margini di miglioramento, specialmente in alcuni territori – commenta il governatore Luca Zaia -. L’attenzione sul tema delle liste d’attesa resta alta: abbiamo voluto inserirle, e continueremo a farlo, nei contratti dei direttori generali, sono nel nuovo Piano Socio Sanitario e saranno oggetto di altre indicazioni sulle “buone pratiche” da adottare da parte dei medici. A proposito: ringrazio i cittadini per i suggerimenti che ci hanno dato, si sono rivelati molto preziosi. Continuate a farlo».

Corriere del Veneto – 24 giugno 2012

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