Doppio arresto nel percorso di realizzazione dell’Azienda Zero. I rappresentanti di tutte le categorie di lavoratori dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona ieri mattina, e i corrispondenti rappresentanti dell’Ulss 9 Scaligera ieri pomeriggio, a larga maggioranza, hanno respinto la proposta di accordo sindacale immodificabile che fissa i trasferimenti di personale dalle aziende di origine a quella nuova, che sta cominciando a funzionare con la prima manciata di dipendenti a Padova, nelle sedi di Casetta rossa e di Passaggio Gaudenzio. A provocare la collettiva alzata di scudi – sono coinvolte nell’operazione ben 24 sigle sindacali delle diverse categorie e quasi tutte non hanno firmato – due ordini di problemi: le modalità con cui si è arrivati al tavolo e la scelta della Regione di ricavare gli stipendi dei dipendenti di Azienda Zero attraverso un taglio lineare di quelli di tutto il personale delle realtà sanitarie. Globalmente, Verona cederà ad Azienda Zero 1.039.081 euro riducendo in percentuali diverse i fondi di comparto e dirigenza: 612.215 euro verranno prelevati dall’Ulss 9 e 426.866 dall’Aoui veronese. Il processo aveva ottenuto un primo via libera a Venezia in luglio, dopo due confronti tra le organizzazioni sindacali regionali e il direttore generale veneto dell’area sanità, Domenico Mantoan. Ma quando la materia è arrivata all’interno delle diverse Ulss e Aziende e si è tramutata in numeri precisi tutto è cambiato, tanto che sono in corso in questi giorni riunioni in ciascuna Ulss e Azienda del Veneto, con sindacati e direttori generali ad accogliere il direttore dell’area sanità Claudio Costa e l’avvocato Maria Luisa Miazzi, consulente della Regione. Incontri dall’esito diversificato. Si tratta, per Venezia, di portare a casa il consenso a procedere con i trasferimenti, previsti dal primo gennaio 2018. Per i sindacati, invece, si tratta di spezzare un sistema giudicato penalizzante per i lavoratori. E qui entrano in campo le cifre: Verona dovrebbe cedere ad Azienda Zero, in cambio del taglio lineare di 1.030.000 euro ogni anno, 34 amministrativi, 6 infermieri, 3 medici, 4 dirigenti amministrativi e 2 dirigenti sanitari. Sulla carta però, perché la mobilità è volontaria e le adesioni al momento sono inferiori alle richieste, né è previsto che si possano imporre a chi lavora a più di 50 chilometri da Azienda Zero, come è il caso della provincia scaligera. Spiega Sonia Todesco di Cigl Funzione pubblica: «Di fatto il taglio imposto non corrisponde alla cifra necessaria a pagare gli stipendi di chi si trasferisce e quindi Ulss 9 e Azienda si troveranno di fatto con fondi ridotti per pagare gli stipendi ma un numero praticamente invariato di dipendenti». Insomma, i lavoratori ci rimetteranno tutti. Chi più chi meno a seconda delle categorie: i tagli ai fondi che servono per pagare indennità, turni, straordinari, produttività, sono infatti previsti in percentuali diverse: 0,96 per i lavoratori di comparto; 0,35 dirigenza medica, 1,15 dirigenza sanitaria e 12 per cento dirigenza Pta. A questo proposito Giulia Bisoffi, rappresentante sindacale dei dirigenti Pta dell’Azienda, si chiede: «Il taglio previsto per noi è del 12, inoltre perdiamo unità complesse. È avvilente: ho chiesto quale algoritmo sta alla base di questa decisione ma non ce lo comunicano». Arrabbiata per il cambio di carte in tavola anche Anna Tomezzoli, rappresentante Anaao dei medici ospedalieri: «La bozza che ci avevano consegnato è diversa da quella che ci siamo trovati davanti. La cifra del fondo riparativo prevista a parziale compensazione dei tagli, infatti, è scesa dal 20 al 10 per cento». Tutti concordano nel descrivere come «aggressivo» l’atteggiamento della Regione, che spinge per l’attuazione rapida dei trasferimenti, al limite anche senza le firme dei sindacati e senza il consenso del personale coinvolto. «Ma non si può», taglia corto Sonia Todesco, «non per chi sta oltre i 50 km da Padova». La Cgil Fp a questo punto è pronta ad affilare le armi: «Quello ottenuto ieri è già un grosso risultato», assicura Todesco ricordando come dell’Rsu dell’Aoui composta da 48 persone solo 5 abbiano firmato (tre di Cisl e due di Uil) e il documento contrario dell’assemblea consegnato dall’ Rsu dell’Ulss 9, «adesso siamo pronti a ricorrere al Tar. In questa operazione c’è un pasticcio: la Regione ha inserito in una procedura di cessione di attività e personale materie di contrattazione come la gestione dei fondi aziendali. Non c’è supporto normativo nazionale per un’operazione del genere, le conseguenze in termini di vertenze saranno enormi». Sono al vaglio inoltre dei legali di Cgil Fp eventuali azioni contro la Regione per comportamento antisindacale. (Francesca Mazzola)
L’ARENA DI VERONA – Martedì, 26 settembre 2017