L’ordine dei veterinari: «Così si possono diffondere malattie come la leptospirosi. Disponibili a pagamenti a rate pur di garantire le cure salvavita agli animali»
Il portafoglio vuoto e il conto in banca in rosso provocano cattivi pensieri e decisioni drastiche. C’è chi giocoforza è costretto a tagliare ogni spesa considerata superflua, includendo tra queste le vaccinazioni annuali dei cani e dei gatti che vivono in casa con noi.
«La crisi si riverbera anche sulle vaccinazioni», conferma Martina Righetti, consigliera dell’Ordine dei veterinari di Verona, «ma non fare la copertura vaccinale espone il nostro animale e noi stessi a pericoli reali. Pensiamo alla leptospirosi, malattia batterica trasmessa ai nostri animali per via oronasale da “ospiti accidentali” quali il topo, il porcospino, la puzzola, i bovini e i suini. Quello che molti ignorano è che la leptospirosi è una grave zoonosi, ovvero una malattia che colpisce anche l’uomo, potenzialmente fatale se non riconosciuta in tempo».
Ci sono padroni che indietreggiano anche di fronte ai 20 euro necessari per evitare al cane e al gatto la presenza nel pelo di parassiti pericolosi, come spiega il presidente dell’Ordine dei veterinari, Graziano Galbero: «Le pulci sono innocue per l’uomo, ma le zecche possono trasmettere all’uomo patologie serie, come il morbo di Lyme e la meningoencefalite. Alcuni protozoi, inoltre, sono responsabili della Leishmaniosi, che per i cani è purtroppo mortale».
Anche in presenza del proprio cane o gatto sofferente, purtroppo, i padroni devono confrontarsi più con la disponibilità economica che con l’affetto. «Prima ci chiedevano d’intervenire subito», spiega la dottoressa Righetti, «adesso prima ci chiedono un preventivo, se è possibile rimandarlo al mese successivo. Ma un veterinario non può rimanere immobile di fronte a un animale che soffre, per cui interveniamo subito e dopo proponiamo al padrone un pagamento dilazionato. Tra i professionisti i veterinari sono sicuramente quelli che fanno più volontariato».
E dopo l’intervento, si materializza un altro ostacolo: i farmaci. «Sono molto costosi», annota la veterinaria, «e per motivi che francamente non comprendo anche in presenza di un farmaco equivalente umano, che magari costa meno della metà, noi medici siamo obbligati a prescrivere quelli veterinari. Aggiungiamo poi il fatto che per dedurre le spese veterinarie bisogna aver speso più di 130 euro e meno di 300, che l’Iva da noi applicata è del 24% e che si può scaricare solo il 18 e il malumore e le difficoltà delle persone sono ben comprensibili».
Bisognerebbe prendere d’esempio, anche in questo campo, i paesi del nord Europa: «L’assicurazione per i cani è obbligatoria», spiega Righetti, «e copre anche le spese veterinarie. Non come quelle italiane, che hanno clausole impossibili e franchigie elevate. Sarebbe bello se anche in Italia si arrivasse alla mutua per gli animali d’affezione o a un’assicurazione completa».
L’Arena – 12 novembre 2013