Gli incaricati della Continuità assistenziale (ex Guardia medica) non possono entrare in centro con l’auto. La Fimmg sul piede di guerra: «È un provvedimento grave soprattutto per chi deve agire di notte e per soccorrere anziani»
Verona. Con le sirene spiegate, il soccorso sanitario riesce a raggiungere ogni angolo della città; centro e zone pedonali incluse. Ma per chi lavora in sordina, occupandosi dell’assistenza sanitaria domiciliare di notte e nei festivi, delle cure ai malati cronici o terminali, intervenendo in caso di necessità ma non necessariamente d’emergenza, raggiungere i pazienti della città antica è decisamente più complesso. Sicuramente impossibile con l’automobile, propria o aziendale che sia. Il Comune ha infatti respinto le richieste di rinnovo dei permessi di transito e sosta nella maxi Ztl del week end dei medici del servizio di Continuità assistenziale (ex Guardia medica), e di inserire le loro auto, nonché una decina di veicoli dell’Ulss 20 utilizzati anche dagli infermieri che si occupano d’assistenza domiciliare ai malati cronici o terminali, tra i mezzi aventi diritto al transito nella Zona pedonale allargata di sabato e festivi. Le richieste bocciate erano state ufficialmente inoltrare agli uffici preposti da Maria Giuseppina Bonavina, direttore generale Ulss 20, e in alcuni casi dagli stessi medici del servizio.
DUE, SOSTANZIALMENTE, i no che stanno scatenando le proteste della Fimmg, Federazione italiana medici medicina generale. Il primo è il divieto a ottenere il rinnovo o il rilascio del permesso Ztl e dunque l’impossibilità ad accedere liberamente alla città; «grave soprattutto di notte», spiega Fimmg. Il secondo riguarda invece il rifiuto a inserire queste auto tra le aventi diritto al transito nel quadrilatero pedonale che gira attorno al cuore della Ztl. Diniego che il Comune ha motivato argomentando che tali mezzi possono compiere semplici itinerari alternativi per raggiungere le abitazioni al di fuori di quest’area. Oppure, arrivare a destinazione percorrendo brevi tratti a piedi, nel caso il paziente in questione viva proprio in una di quelle vie, una ventina circa, blindate ai motori. Considerato «l’esiguo numero di stalli di sosta» disponibili in questa zona e «l’alta probabilità che questi ultimi siano occupati dai residenti», «non si ritiene che l’autorizzazione al transito, come da richiesta, possa essere utile», si legge infatti nella risposta inoltrata all’Ulss 20 dagli uffici comunali preposti e firmata dallo stesso assessore alla mobilità Enrico Corsi.
E SE IL DIRETTORE dell’Ulss 20 preferisce non commentare la vicenda, il personale sanitario è già sul piede di guerra. «Si tratta di un paradosso. Ora, le opzioni che abbiamo sono sostanzialmente due. La prima consiste nell’entrare ugualmente, in barba ad orari e telecamere, prendere la multa e fare ricorso, dato che l’obbligo ad intervenire per noi medici è sancito nel contratto nazionale del lavoro e, di più, siamo chiamati a risponderne penalmente. In alternativa, verrà allertato direttamente il 118 che però, solitamente e dato che non si tratterebbe di urgenze gravi, uscirebbe con infermieri il cui compito è di ospedalizzare il paziente, non curarlo come invece faremmo noi: un ulteriore trauma per i pazienti che in centro, molto spesso, sono anziani», spiega Maria Grazia Cortesi della Fimmg, uno dei medici del servizio di Continuità assistenziale Verona Centro.
Ilaria Noro – L’Arena – 23 febbraio 2013